Firenze, 30 Sett 2016 - A Perugia e a Firenze Matteo Renzi parla della campagna per il referendum sulle riforme costituzionali. "Sarà una battaglia difficilissima, si cerca di mistificare, si dice che è un tentativo di prendere il potere, quasi che fossimo di fronte ad una deriva autoritaria, ma noi dobbiamo rispondere con il sorriso, casa per casa: deve essere chiaro a tutti quello che potrà accadere, se vince il no non cambierà nulla per decenni".
"Quello che ha cambiato la mia vita è che in questi 8 anni io ho sempre sentito di non essere da solo. Ho sempre sentito nelle difficoltà l'idea che per un tratto di strada ci stesse toccando una grande responsabilità. Non so fino a che durerà. Ma so che noi siamo fatti per il cambiamento. Se vogliono la palude, le solite facce, gli inciuci, si prendano altri". E ancora: "Io ti prometto, cara Italia, che ce la metterò tutta, ma voi promettetemi che ce la metteremo tutta, e non ci fermeremo finché non cambia". Poi: "L'Italia è chiamata a scegliere e tocca a noi. Sarà una sfida difficilissima perché non ho mai visto tanta mistificazione tutta insieme, tante falsità".
Il premier difende il ballottaggio ma aggiunge anche di "non voler entrare nelle polemiche", di voler trovare "le ragioni che ci uniscono", spiega che "è pronto a cambiare l'Italicum perché le riforme costituzionali sono più importanti". Nella sua tappa a Perugia per la campagna elettorale in vista del 4 dicembre ribadisce l'apertura alle modifiche del sistema di voto e sembra rivolgersi soprattutto a quel centrodestra che ha deciso per il no alle riforme "in maniera incomprensibile". Esclude la Lega, ma sulle altre forze il presidente del Consiglio auspica un ravvedimento e si dice al tempo stesso disponibile al dialogo sulla legge elettorale.
Renzi non si spinge oltre. Vuole che si guardi al referendum, "al futuro". E allo stesso tempo elogia "i giganti" che hanno scritto la Costituzione. Vuole che ci si renda conto che l'alternativa al sì "è la palude", "è una mia responsabilità farlo capire".
Nessuna sottovalutazione dell'importanza dell'appuntamento del 4 dicembre: "Sia che vinca il sì o che vinca il no avrà conseguenze, è un momento decisivo, il referendum non è deriva autoritaria ma riduzione delle poltrone", premette. Per trent'anni "non sono riusciti a cambiare niente, c'è chi vuole rifare la Bicamerale", ma se fallisse la consultazione "ci terremo il bicameralismo paritario".
Infine il presidente del Consiglio si rivolge al suo partito: "Il referendum non è un congresso". A Speranza e ai bersaniani che criticano la tesi di allargare il consenso sul referendum a destra dice: "Ecco perché sono minoranza... Noi vogliamo essere maggioranza". La chiusa su D'Alema: " È un esperto di lotte fratricide in casa. Citofonare a Prodi e D'Alema per sapere quello che stiamo dicendo". Renzi insiste: "Se D'Alema avesse messo lo stesso impegno profuso contro i compagni di partito contro il centrodestra, questo Paese sarebbe stato diverso".