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Riforme costituzionali, scintille tra Renzi e Zagrebelsky

Roma, 1 Ott 2016 - Duro confronto tra Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky nel dibattito tra le ragioni del Sì e del No al referendum sulle riforme costituzionali in onda su La 7. Zagrebelsky: riforma è conservativa e 'arma' potere esecutivo Il costituzionalista: "Il significato di questa riforma è un significato conservativo, serve ad 'armare' un sistema di potere oligarchico, di tipo esecutivo, non parlamentare". "I veri innovatori siamo noi, sono i fautori del No alla riforma".

"L'instabilità del nostro Paese deriva dal fatto che è un sistema politico molto complesso. Chi vuole governarlo deve avere le capacità di tenerlo insieme. Credo che lei si illuda che con la modifica di qualche norma della Costituzione o con la modifica della legge elettorale si creerà maggiore stabilità politica. Anzi, c'è una legge in base alla quale quando si crea un blocco di potere, questo fa aumentare le divisioni e le fratture interne. Le regole non rendono forte nessuno. Questa è l'illusione di chi si sente debole", dice Zagrebelsky.

"Dico che c'è un pericolo per la democrazia pensando non al suo governo ma ai governi che potranno venire - aggiunge Zagrebelsky -. L'Italicum crea un terreno aperto per l'affermazione di poteri forti. Dovremmo attrezzarci per avere un sistema di garanzie e bilanciato". "Lei ha sostenuto - prosegue - che l'Italicum era la legge più bella del mondo e sarebbe stata invidiata da tutti. Invece poiché cambiano le condizioni e non siamo più in un sistema bipolare ma tripolare e i sondaggi dicono che quando il Pd si presenta contro qualcun altro vince qualcun altro, il ballottaggio non è più nel cuore del suo partito, forse è nel suo...".  "Il rischio autoritario non è lei, signor presidente del Consiglio, ma è il futuro del nostro Paese".

"Il nostro Paese è diviso in due, il suo partito è diviso in due. Io non ho mai trovato in tante feste dell'Unità in cui sono andato in passato un clima di tensione così grande all'interno del Pd", afferma il costituzionalista.

"Con la riforma si semplifica la vita delle persone e si riducono costi della politica, si riducono le poltrone", ribatte il presidente del Consiglio. "Non sono io in ballo, ma la Costituzione. Se la gente vota no ci terremo per vent'anni questo sistema che, per me, non ha funzionato".

Matte Renzi sottolinea la differenza con la riforma presidenziale proposta dal Cavaliere. "Berlusconi voterà come lei. La riforma di Berlusconi dava al presidente del Consiglio il potere di sciogliere le Camere, io nemmeno ho il potere di sciogliere i lacci delle scarpe".  "Il presidente del Consiglio da noi non può neanche nominare i ministri, può proporli, non li può revocare. Non abbiamo cambiato i suoi poteri perché altrimenti sembrava che facevo una riforma per me, presidente del Consiglio". E ancora: "In settanta anni abbiamo avuto 63 governi, il mio è durato più di ogni governo guidato da De Gasperi, Aldo Moro, Andreotti, Fanfani", ricorda Renzi. "Leopoldo Elia sollecitava una riforma costituzionale sottolineando la necessità di una legge elettorale che indicasse la possibilità di un governo in qualche modo indicato dai cittadini".

"Si il Senato conta meno con questa riforma, perché non è possibile continuare con un sistema in cui si scambia la complessità con la democrazia, il nuovo Senato diventa espressione di una comunità territoriale che interviene sulle questioni territoriali e sull'Europa". "Il punto vero è che bisogna decidere se si vuole cambiare o no", sostiene il premier.

Ma Renzi parlando dell'Italicum ammette: il sistema dei "capilista" bloccati "non piace neanche a me. Ed è una delle cose che vorrei cambiare", "le preferenze permettono ai cittadini di scegliere".

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