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Entro ottobre cambiare legge elettorale. Dopo autocritica su referendum Renzi accelera su Italicum

Roma, 2 Ott 2016 - I retroscena dei quotidiani lo danno praticamente per certo: il Presidente del Consiglio sarebbe pronto ad accettare di modificare la legge elettorale ed anzi già entro la fine del mese potrebbe essere varata la nuova versione riveduta e corretta dell'Italicum. Legge che il Premier ha continuato a difendere ancora ieri sera ma che sarebbe "sacrificato" sull'altare di un accordo con la minoranza Dem in vista della ben più importante battaglia sulle riforme costituzionali che si giocherà
"Napolitano mi ha anche un po' criticato, ma è giusto e utile ricevere critiche da chi ha saggezza ed esperienza. Sono felice di farne tesoro. È vero, io ho sbagliato a giocare il futuro del governo sulla riforma costituzionale, ma ho sbagliato in buona fede. Ho sbagliato, capita di sbagliare quando si fanno le cose". Dal Teatro Rossini di Pesaro, dove ha partecipato a uno dei tanti incontri sul referendum costituzionale, 'L'Italia che dice 'Sì' e all'indomani del confronto tv con Gustavo Zagrebelsky, il premier Matteo Renzi incassa le critiche ricevute dal presidente emerito, Giorgio Napolitano. L'ex capo dello Stato, infatti, nel corso della lectio magistralis alla scuola di formazione politica del Pd in corso a Roma, ha parlato di "errori" nella campagna a favore del Sì al referendum del prossimo 4 dicembre "che hanno facilitato il No". "Non si è partiti bene", ha detto Napolitano, precisando, però, che "Renzi ha capito gli errori" e "si è corretto". Il Parlamento, ha aggiunto l'ex inquilino del Quirinale, "è ridotto a uno straccio" e per questo "è giunto il momento di supere le anomalie che hanno segnato il percorso istituzionale italiano" e "sciogliere con le riforme le remore fatali per l'efficienza del sistema Italia".

Dal palco di Pesaro, il premier ammette l'errore e poi torna a chiarire ciò che sostiene da sempre: con il referendum "non si vota sul governo e non si vota sulla legge elettorale che comunque per me è ottima". Fuori dal Teatro Rossini, intanto, un gruppo di contestatori protestava contro la riforma costituzionale. C'erano esponenti della Lega nord e dei centri sociali, oltre a una delegazione di Forza Nuova. Renzi, però, ha tirato dritto, e anche nel corso del secondo appuntamento della giornata, a Rimini, ha sostenuto la necessità di non far tornare chi "ha impaludato il Paese negli ultimi 20 anni" e di portare l'Italia ad essere "più competitiva e più forte anche a livello internazionale".
"Il premier difende l'uomo che lo ha voluto a Palazzo Chigi. Renzi-Napolitano distruggono il Paese, si sciacquino la bocca quando parlano di Costituzione", ha commentato il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta. Renzi - ha attaccato invece il senatore azzurro Renato Schifani - "riduce l'effimero per celare il rafforzamento del potere in mano a pochi. E non a caso ieri il prof. Zagrebelsky ha parlato di oligarchia". Il 'No', precisa poi il segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa, "è nel merito della riforma e non contro il Governo Renzi".

Critiche anche da parte di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi, secondo il quale con la riforma della Costituzione di Renzi "si crea un piccolo mostro che è il Senato. Che non si sa ancora bene come verrà eletto e che, sebbene depotenziato, manterrà delle funzioni importanti".

L'apertura del Presidente del Consiglio Matteo Renzi su eventuali modifiche all'Italicum, in particolare sui capilista, "è una dichiarazione propagandistica. E' uno spot nel periodo elettorale per ottenere voti dalla minoranza Pd o da altri", attacca Smuraglia. L'Italicum, ha aggiunto, è una "norma su cui Renzi ha posto la fiducia, è poco credibile che sia disposto a modificarla".

Garantiscono di non voler inseguire Matteo Renzi: da lui e dal suo governo vogliono prendere le distanze nel modo più netto. Ma anche i leader della sinistra, due giorni dopo che il presidente del Consiglio e segretario del Pd ha aperto qui la campagna per il Sì, scelgono Firenze per dare il via a quella per il No al referendum costituzionale del 4 dicembre.

Lo fanno da qui perché, spiega Nicola Fratoianni, "questa non è la città di Renzi, ma una città con una grande tradizione democratica" che saprà dire no, "alla riforma voluta dai potentati, dalle banche", rincara Nichi Vendola, a chi pensa di cancellare la sinistra dal panorama politico italiano. "Chi ha paura della democrazia? Noi No!', il titolo della manifestazione organizzata da Sinistra Italiana.

Ci sono tutti, anche se qualcuno, come Stefano Fassina, non sale sul palco e resta in piazza, tra il pubblico ("alcune migliaia", dicono gli organizzatori). A parlare sono tanti ma gli applausi più forti non ci sono quando l'oratore di turno critica Renzi.

Scattano più facilmente quando si richiamano i diritti delle persone o quando si parla dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e della sua difesa del Sì. "Parole incomprensibili", commenta Fratoianni mentre per Sergio Cofferati "è una posizione da rispettare ma non condivisibile", e Vendola definisce quello di Napolitano "un protagonismo inusuale per un ex presiedente".

Il fondatore di 'Possibile' fu alla Leopolda, a fianco del rottamatore Renzi, nel 2010. E' pronto a tornarci a novembre quando, a pochi giorni dal referendum, il premier riunirà i suoi per una nuova Leopolda: "sono pronto a un confronto, se lui accetterà", assicura. Poi l'invito a chi in piazza oggi non c'è, alla sinistra del Pd e a Pierluigi Bersani: "vieni con noi, ti stiamo aspettando. A forza di pettinare le bambole, queste bambole hanno perso i capelli". Sul palco si alternano giovani, studenti medi e universitari, ma anche il presidente dell'Anpi di Firenze Ubaldo Nannucci, qualche consigliere comunale e il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi, vincitore delle ultime elezioni in un comune che il Pd aveva sempre governato. A fianco delle bandiere di Sinistra Italiana, sventolano quelle contro la riforma della scuola.

La sinistra ha voglia di tornare a contare, di dimostrare che si può dire No alla riforma di una Costituzione che garantiva i diritti dei lavoratori. Quei diritti, spiega nel messaggio inviato ai presenti il consigliere della Rai Carlo Freccero, che si vogliono cancellare con una riforma stesa "sotto le direttive della banca JP Morgan, che ha definito le Costituzioni dei paesi del sud Europa 'comuniste'", e una riforma elettorale, l'Italicum, "gemella della legge Acerbo di Mussolini, che concentrava il potere nelle sue mani". Una riforma, per Vendola "la Boschi/Verdini", che costringe il Premier a cercare consensi "lontano da dove la gente sta piuttosto incazzata".

Facile per il capogruppo Arturo Scotto criticare la diplomazia: "Non si erano mai viste le Ambasciate trasformate in comitati elettorali", chiude criticando gli Ambasciatori che hanno partecipato alle manifestazioni per il Sì in Sud America. "Se Renzi se ne andrà, come lui ha detto, il giorno dopo discuteremo" assicura Fratoianni, "ma non ci sarà il vuoto, ci sarà la democrazia", non quella delle promesse, "del Ponte sullo stretto o dei voucher, ma quella dei diritti".

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