Roma, 6 Ott 2016 - "Il quesito così formulato finisce per tradursi in una sorta di "spot pubblicitario", tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del Governo che ha preso l'iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale". Così gli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi (che attualmente difendono i ricorrenti messinesi dinanzi alla Consulta nel giudizio per l'incostituzionalità dell'Italicum), motivano il ricorso al Tar contro la scheda per il referendum costituzionale del 4 dicembre. I due legali lo fanno nella loro qualità di elettori e di esponenti del Comitato Liberali per il NO e del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, e i senatori Vito Claudio Crimi (Mov5Stelle) e Loredana De Petris (Sinistra Italiana-SEL), anche nella loro qualità di delegati di un gruppo di senatori richiedenti il referendum costituzionale oppositivo, col patrocinio dell'avv. Luciano Vasques del Foro di Roma.
I ricorrenti sostengono che il quesito predisposto dal Quirinale "non tiene conto di quanto stabilito dall'art. 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione "degli articoli" revisionati e di ciò che essi "concernono"".
Il quesito referendario "predisposto dagli Uffici del Quirinale, su proposta del Governo, oltre a non specificare quali siano gli articoli della Costituzione interessati dalla riforma, alcuni dei quali ben più importanti di quelli citati (come la nuove modalitaàdi elezione del Presidente della Repubblica e dei Giudici costituzionali di derivazione parlamentare), si limita invece a riprodurre il titolo del ddl di revisione, che, assieme al corretto ma insufficiente riferimento ad alcuni istituti incisi dalla revisione, riporta impropriamente anche una presunta finalità della legge (il c.d. contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni), che non trova specifico riferimento in alcuna delle norme revisionate, potendone semmai essere una conseguenza, neppure certa e comunque irrisoria".
In relazione a quanto affermato in una nota di ricorrenti al Tar Lazio, in cui impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario, negli ambienti del Quirinale si precisa che il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall'art 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento.
Sul tema interviene il leader pentastellato. Come andrà a finire il referendum sulla riforma costituzionale? "Non ho dubbi, vincerà il no, leggete il Financial Times. Assolutamente non ho dubbi: vedrete che vincerà il no perché siamo in mano a dei bluffisti, dei giocatori d'azzardo". Così Beppe Grillo, rispondendo alle domande dei cronisti prima di lasciare Roma.
"Questo è il quesito che la legge prevede per il referendum costituzionale". Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, parlando delle polemiche sulla scheda per il referendum.
"E' la legge italiana - ha aggiunto - non lo dite a quelli del comitato del No perchè potrebbero rimanerci male, ma è la legge. Il titolo della legge andava bene a tutti, non hanno fatto emendamenti. Di più: anche il comitato del no ha raccolto le firme per il referendum. Su quale quesito? Su questo. Il tema era talmente evidente che nel fare la loro richiesta di referendum non si sono inventati un quesito diverso, non hanno detto che era una truffa".