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Referendum, noti e importanti esponenti di destra e sinistra con D’Alema: da schieramento del ‘sì’ clima intimidatorio

Roma, 12 Ott 2016 - «Per il Sì c’è uno schieramento abbastanza vasto» e «capita di avvertire un clima di paura e intimidazione per il quale chi non è d’accordo si deve sentire colpevole di spingere il Paese verso il baratro». Lo ha detto Massimo D’Alema nel corso del suo intervento all’iniziativa delle fondazioni Magna Carta e Italianieuropei per una riforma della costituzione alternativa a quella del ddl Boschi. «Cerchiamo di stare nel merito di una riforma sbagliata che non supera il bicameralismo: lo mantiene con una sorta di Camera di serie B», ha aggiunto D’Alema. E rincara la dose: "A sostegno del sì al referendum c'è un "blocco di potere", compresa buona parte del "sistema dell'informazione". "Certo - prosegue - c'è un blocco di potere, la forza di molto denaro, il condizionamento del sistema dell'informazione spesso schierato dalla parte del potere, talvolta in modo persino provocatorio. C'è Confindustria sdottoreggia sui costi della politica...spero che si occupino per un po' dei costi del Sole24ore".

"Rivolgo un appello ai parlamentari, visto che quella è una delle varie poltrone a cui ho rinunciato senza cercarne altre, perché all'indomani del referendum portino avanti la nostra proposta perché il cammino delle riforme non si ferma se vince il No", ha proseguito D'Alema a proposito della proposta di legge presentata oggi con Gaetano Quagliariello. "Magari il Pd si opporrà, io rivolgo l'appello a quanti sono qui". Proposta che prevede tra l'altro la riduzione del numero dei parlamentari. "Si toglie così -spiega sul punto- anche quel l'unico argomento vero della campagna governativa: 'cacciamo i politici', dicono, che come slogan del capo dei politici. Il populismo è un problema del nostro tempo ma il populismo dall'alto è molto più pericoloso di quello del cittadino comune".

Chi accusa il fronte del no al referendum di tirare la volata a M5s dovrebbe ricordare che è stato il Pd a "consegnare la capitale del Paese a Grillo", è la stoccata finale dell'ex premier: "Dicono: con la vittoria del no volete aprire la strada a Grillo. Non sono io che dirigo il Pd: a Grillo si è consegnata la capitale del Paese e molte altre città". Spesso questo è avvenuto "con operazioni che resteranno scritte nei manuali della politica, come quella compiuta a Roma: resterà nei manuali per spiegare come non si fa la politica. Un minimo di riflessione autocritica, prima di rilanciare accuse".

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