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Manovra, salta il condono sui contanti: il decreto fiscale non contiene la flat tax al 35%

Roma 22 Ott 2016 - Salta la flat tax al 35% sull'emersione del contante. Dopo le polemiche degli ultimi giorni, il governo avrebbe deciso di cambiare rotta sulla parte più contestata della voluntary-bis, già ribattezzata norma "salva-Corona". La versione definitiva del decreto fiscale, che sembra essere ormai quasi alle ultime battute, tornerebbe quindi al rientro dei capitali prima maniera, quello del 2015, che non prevedeva un'aliquota forfait ma il normale calcolo delle somme emerse nella tassazione progressiva per fasce di reddito. Allo stesso tempo, dovrebbe essere confermato l'obbligo di dichiarare, sotto la diretta responsabilità del contribuente, la provenienza del denaro.   Le norme scritte nero su bianco non sono però ancora visibili. Passata una settimana dall'approvazione in Consiglio dei ministri, i testi della legge di bilancio e del decreto non sono stati infatti ancora trasmessi alle Camere. Per l'arrivo in Parlamento, secondo fonti di governo, bisognerà attendere probabilmente la prossima settimana. Si immagina martedì. Anche se il decreto fiscale potrebbe, secondo alcuni, godere di una corsia preferenziale ed arrivare in tempi più stretti. Sul fronte caldo delle cartelle arrivano intanto i nuovi dati di Equitalia. La "finestra" che concedeva 60 giorni di tempo a quei contribuenti che erano decaduti dal proprio piano di rateizzazione concordato con la società di riscossione si è chiusa il 20 ottobre scorso con un vero e proprio boom: circa 100 mila richieste di riammissione alla rateizzazione. Dal 20 agosto scorso, sono stati rimessi in rateizzazione circa 3 miliardi, anche se per il dato definitivo bisognerà attendere che sia lavorata l'ultima parte, il 5% del totale, delle istanze pervenute.

È una manovra che parla poco ai giovani e molto a chi ha smesso di lavorare, investendo il "grosso delle risorse" sulle pensioni: l'affondo arriva dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, che a distanza accende la polemica con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sul palco del convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria. "Sbaglia", replica il ministro, perché questa manovra "guarda al futuro".

In apertura del tradizionale convegno di Capri, il presidente dei Giovani imprenditori, Marco Gay, esprime l'apprezzamento per la legge di Bilancio, che ha "tutte le premesse per chiamarsi 'legge di sviluppo'", pur sottolineando le riserve innanzitutto sulle coperture "per lo più basate su misure una-tantum", come la rottamazione delle cartelle esattoriali o una nuova voluntary disclosure. E se proprio sulle pensioni ed i 7 miliardi di euro in tre anni stanziati in manovra i sindacati tornano a dirsi soddisfatti, è sul fronte dei contratti che il pressing si fa più forte: i leader di Cgil, Cisl e Uil insistono sulla necessita' di aumentare la dote per i rinnovi nella Pa, ma anche nel privato la questione è aperta.

"Se non si sbloccano i contratti questo è un vero tema di mobilitazione", avverte il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. "Non ci costringano ad accomunare tutti in una grande iniziativa di lotta di 11 milioni di lavoratori" tra pubblici e privati, aggiunge il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo. Mentre la leader della Cisl, Annamaria Furlan, insiste oltre che sulle risorse, ad oggi "insufficienti", sull'apertura di un tavolo di confronto sul pubblico impiego.    Il ministro del Lavoro assicura che "siamo profondamente convinti che non ci sarà bisogno di alcuna manovra correttiva" e che non ci saranno "ne' lacrime ne' sangue, per fortuna", dice rispondendo all'avvertimento lanciato proprio dal presidente dei Giovani di Confindustria. "Se non cresciamo nel 2017 rischiamo di sforare ogni limite di deficit o di dover fare, a breve, una manovra correttiva lacrime e sangue", secondo Gay. E difende i contenuti e le prospettive della legge di Bilancio, rigettando le critiche.

Per Boeri la manovra "fa poco" per i giovani, "il grosso delle risorse lo investe sulle pensioni e sull'età immediatamente precedente", afferma in un video-intervento, sostenendo che "un Paese che smette di investire sui giovani è un Paese che non ha grandi prospettive di crescita". E, tornando ad esprimere le proprie perplessità anche sulla quattordicesima ("non è lo strumento più adatto" per aiutare i redditi bassi), aggiunge: "Bisognerebbe investire molto di più sul lavoro. Un Paese che non investe sul lavoro e continua a investire su chi ha smesso da tempo di lavorare è un Paese che non ha futuro".

Poco dopo la replica di Poletti. Il presidente dell'Inps sbaglia? gli viene chiesto. "Si', perché questa manovra guarda al futuro, guarda a due grandi pilastri: crescita e sviluppo economico, industria e innovazione", risponde il ministro. Breve botta e risposta anche con Camusso, tornata a criticare la manovra a partire dal fatto che "non c'è un'idea di investimenti pubblici" e che, ad oggi, ancora "non c'è' il testo" ma si sta discutendo sulle "slide". "Senza testo non si può approvare" la manovra, "ma neanche criticare", replica il ministro.