A scorrere la lista dei terremoti redatta in tempo reale dall'Ingv è da non crederci. Ogni 3-4 minuti una scossa e l'epicentro è sempre lì, tra Marche, Umbria e Lazio. Un calvario per gli abitanti dell'Italia centrale che dal terremoto del 24 agosto in poi vivono uno sciame sismico che sembra non finire mai.
"La situazione dopo il terremoto 6.5 e le successive scosse che hanno coinvolto così tante realtà è estremamente difficile. Non lo dobbiamo nascondere". Lo scrive sulla sua pagina Facebook, il commissario per la ricostruzione Vasco Errani. "Stiamo lavorando - aggiunge - per trovare soluzioni che consentano di tenere la popolazione in condizioni di vita accettabili sul territorio e stiamo lavorando comune per comune con i sindaci e le regioni".
Sono oltre 22mila le persone assistite dal Servizio nazionale della Protezione Civile in seguito alle scosse di terremoto che hanno colpito il territorio dell'Italia centrale il 24 agosto, il 26 ottobre e il 30 ottobre. In particolare, riferisce il Dipartimento di Protezione civile, sono quasi 15.400 le persone assistite nell'ambito del proprio comune: di queste, quasi 14mila in palazzetti, centri polivalenti e strutture allestite ad hoc, oltre 1.400 invece in strutture alberghiere o agriturismi sul territorio. Sono, poi, circa 6.700 le persone accolte presso le strutture alberghiere: seimila di queste sono alloggiate lungo la costa adriatica mentre poco meno di settecento sono quelle alloggiate nelle strutture ricettive individuate in Umbria. Infine, circa duecento persone fra Lazio, Marche e Umbria sono assistite in tenda. Questo il dettaglio delle persone assistite: -
Marche: gli assistiti sono circa 17.500. Circa 11.000 sono in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale, circa 70 in tenda, 900 in strutture ricettive sul territorio e oltre 5.500 negli alberghi della costa.
Umbria: oltre 3.300 gli assistiti. Circa 2.400 sono in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale, circa 80 in tenda, poco meno di 200 in strutture ricettive sul territorio e circa 700 negli alberghi in altre località della regione.
Lazio: sono poco più di 800 gli assistiti: 170 in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale, circa 50 in tenda, poco più di un centinaio in strutture ricettive sul territorio e circa 500 negli alberghi della costa adriatica.
Abruzzo: oltre 500 gli assistiti, più di 300 in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale e i restanti in strutture ricettive in ambito comunale.
Il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, ha ordinato l'evacuazione di tutto il territorio comunale per una "situazione di grave emergenza", come si legge nell'ordinanza da lui firmata. Sono circa 80 Ottanta le persone che ancora resistono dopo la violenta scossa del 30 ottobre. Si tratta di allevatori, agricoltori e altri abitanti che non vogliono andare via, nonostante il quadro in paese e in alcune frazioni sia ormai critico. Nell'ordinanza del sindaco si legge che "esiste il pericolo di un diretto, ulteriore coinvolgimento della residua percentuale della cittadinanza nei crolli che potrebbero ancora verificarsi".
Un segno di vicinanza, di solidarietà alla popolazione. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ridotto il programma della sua visita in Israele, mantenendo i soli impegni istituzionali, e nel pomeriggio si recherà nelle zone colpite dal terremoto. Renzi a Preci: "Ci vorrà tempo ma ce la faremo" "C'è un'emergenza della ricostruzione. Ci vorrà tempo e ce la faremo, non c'è la bacchetta magica. Ma lo faremo, anche se ci vorrà tanto tempo". Lo ha detto il premier Matteo Renzi in visita a Preci, uno dei luoghi colpito dal terremoto. Il premier poi ha aggiunto: "Nessuna deportazione, abbiamo messo a disposizione gli alberghi" e poi "l'obiettivo è studiare dei moduli" per permettere alle persone di restare vicino alle loro case. Subito dopo ha spiegato e rassicurato "ricostruiremo qui, meglio, come era e dove era. Noi siamo sollevati che non ci siano morti, ma è un mezzo miracolo: un terremoto 6.5 è il peggiore dai tempi dell'Irpinia", ha sottolineato. Infine Renzi ha annunciato che tra giovedì e venerdì ci sarà il decreto legge: "Tutti insieme cercheremo di trovare delle soluzioni, coinvolgendo i sindaci".
A Norcia si cerca di tornare alla normalità: oltre al salumificio, che non ha mai chiuso, cominciano a riaprire altri esercizi commerciali anche se lontani dalla cinta muraria entro la quale non si può entrare se non per brevi visite accompagnati dai vigili del fuoco per recuperare medicinali, qualche indumento ed effetti personali di valore. Nella zona industriale funziona il distributore di benzina e l'annesso bar-tabacchi, a Serravalle è aperto un altro bar con a fianco una rivendita di salumi e formaggi, mentre a Cascia il supermercato locale vende i suoi prodotti anche se il pubblico non può entrare nei locali accessibili solo al personale che provvede a prelevare i beni richiesti dai cittadini. Insomma, mentre le scosse continuano, la gente cerca di tornare alla normalità e, questa sera, si vedrà quanti utilizzeranno le tende messe a disposizione dalla Protezione civile. Certo, la paura non è finita e molti residenti in case non colpite dal sisma preferiscono dormire nelle automobili o nelle roulotte per timore che una nuova scossa possa colpire le loro abitazioni che fino ad ora sono rimaste illese. Agli abitanti di Norcia rimasti nella cittadina vengono messe a disposizione dodici tende pneumatiche da 30-40 posti, due cucine e una grande tensostruttura con funzione di mensa come presidio di primo appoggio e assistenza. E' quanto si apprende dal Dipartimento della Protezione civile che continua con grande rapidità ed efficienza ad assistere gli abitanti che, nonostante il forte freddo (nella notte si scende sotto zero), hanno deciso di rimanere in città. Per ora, anche se proseguono i lavori di allestimento, non c'è stata affluenza da parte degli abitanti, che hanno trascorso nelle auto e nelle poche roulotte la seconda notte dopo la drammatica scossa di domenica mattina.
"La situazione è completamente compromessa. Le chiese, le chiesette che erano lungo i sentieri e rappresentavano delle tappe importanti per i turisti che guidavamo nei percorsi, sono praticamente rase al suolo o gravemente danneggiate. Mi riferisco alla zona di Norcia dove tali chiesette completavano le nostre passeggiate ed invece adesso non c'è quasi nulla". A parlare è Leonardo Perrone, Coordinatore delle Guide Ambientali Escursionistiche delle Marche, che segnala in particolare il caso drammatico di Santa Maria del Pantano: la Chiesa, dell'anno Mille e con affreschi di valore, appare "quasi tutta distrutta" dalle immagini che gli hanno mandato alcuni colleghi. "Santa Maria in Pantano era il simbolo per le Guide Ambientali Escursionistiche. Era il sentiero dei mietitori, in uno scenario a dir poco spettacolare. La gente marchigiana - racconta - partiva la mattina di buon ora, passava sotto il Monte Vettore e scendeva nella piana di Castelluccio entrando così in Umbria. All'interno della Chiesa ci sono i bellissimi affreschi che ritraggono le Sibille Appenniniche. Spero che si riescano a salvare". La piana di Castelluccio "era invece il sentiero che si percorreva in ogni stagione e adesso vederla ridotta in quelle condizioni, per noi guide è una ferita al cuore. Ora non c'è nulla da poter raccontare. Erano tutti sentieri ricchi di bellezze e monumenti praticamente rasi al suolo". Di qui un appello: "è importante che venga ricostruito tutto. Dobbiamo ritrovare le chiesette del '400 e Santa Maria in Pantano. Altrimenti crollerà tutto l'indotto turistico".
Secondo quanto riporta l'agenzia Ansa tra le misure stabilite durante l'incontro tra il ministro per l'agricoltura Martina e gli assessori regionali di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, ci sarebbe l'aumento della cifra stabilita per l'intervento a favore degli allevatori colpiti dal terremoto nelle quattro regioni, che verrebbe portato da 1 a 10 milioni di euro. Inoltre saranno raddoppiate le forniture di stalle temporanee per gli animali e di moduli abitativi (container).
"Il terremoto di domenica ha allargato l'area del 'cratere', ed ora, secondo prime valutazioni, il 15% della realtà manifatturiera è stata danneggiata". Lo afferma il direttore della Cna Macerata, Luciano Ramadori. "Abbiamo un sistema produttivo - spiega - di 45.000 aziende, di cui molte sono piccole e medie imprese, su queste le scosse si sono abbattute con forza causando gravi danni. Inoltre, ed è questa la maggior preoccupazione, la popolazione sta andando verso il litorale il che rischia di creare una vera e propria migrazione di uomini con scomparsa di imprese". Il nostro primo obiettivo - aggiunge Ramadori - "è il ripristino dei laboratori, la riapertura delle aziende in tutti i modi possibili per evitare che ai danni dei centri storici si aggiunga una scomparsa del tessuto produttivo che è stato il fulcro del sistema-Marche, per abbandono del territorio". Per questo, spiega il direttore della Cna, "con i Sindaci, con la Regione, con il Governo dovremo lavorare per avere un progetto chiaro. Partiamo da un dato positivo: la Quadrilatero è rimasta intata, quindi uno snodo fondamentale per il trasferimento delle persone e delle merci è operativo. Ora si tratta di attivare le risorse, il credito, l'aiuto pratico per superare questo dramma. Come Cna chiediamo uno sforzo per impedire che questa area venga 'desertificata', noi porteremo il nostro aiuto agli imprenditori, staremo loro vicino, ma serve un progetto preciso e tempi definiti per la ripresa perché il colpo è forte sia per il commercio che per l'agricoltura che per l'artigianato".