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L’Italia rinuncia all’estradizione dalla Norvegia del Mullah Krekar

Le autorità di sicurezza norvegesi hanno reso noto che l'Italia ha rinunciato alla richiesta di estradizione del mullah Krekar, detenuto in Norvegia e sospettato dalla giustizia italiana di essere a capo di un gruppo che voleva instaurare un califfato al posto del governo eletto in Kurdistan, di preparare attentati in Europa e reclutare combattenti per la Jihad.

Najmaddin Faraj Ahmad, conosciuto come Mullah Krekar, verrà rilasciato oggi, ha precisato l'agenzia di sicurezza norvegese.

Alcuni giorni fa la Corte Suprema norvegese aveva respinto l'appello presentato dal mullah Krekar contro l'estradizione in Italia, aprendo così la strada alla sua consegna alla giustizia italiana. La nuova decisione italiana di non richiedere l'estradizione, invece, è basata sui "giudizi espressi dalle autorità italiane in connessione con il procedimento penale", ha riferito il ministro della Giustizia norvegese Anders Anundsen.

Il mullah Krekar, 60 anni, è la guida del gruppo integralista Ansar al-Islam ed è ritenuto responsabile di aver diretto una rete terroristica che progettava attentati in Europa e in Medio Oriente. Vive in Norvegia come rifugiato dal 1991 ed era accusato dalle autorità italiane di essere la mente di cellule radicali collegate all'Isis. Il mullah si è sempre difeso sostenendo che il suo unico scopo era quello di dare vita a un partito politico per operare nel Kurdistan iracheno.

Krekar era stato arrestato nel novembre del 2015 in Norvegia, a seguito di un'indagine dei carabinieri del Ros seguita da un blitz per smantellare un'organizzazione composta da 16 curdi e un kosovaro, radicata in diversi Paesi europei. Secondo gli investigatori italiani, Krekar, attivo nel reclutamento di volontari, era il "capo assoluto" dell'organizzazione, la cui cellula più importante operava a Merano. In Norvegia aveva minacciato di morte il premier conservatore, Erna Solberg.

Il suo avvocato, Brynjar Meling, ha salutato la decisione e la prossima liberazione di Krekar come "una vittoria del diritto. Si tratta - ha aggiunto - di una sconfitta per quanti intendevano nascondere una espulsione dietro una domanda di estradizione".

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