Roma, 10 Dic 2016 – Luca Lotti nella famosa cena dei trombati del Si renziani, avrebbe affermato che come successore del dimissionario, come primo ministro sarebbe andato bene l’inconsistente, includente ed inutile ministro degli esteri, nonché amico con la sua degna collega Mogherini, del rais russo Ras-Putin, Gentiolini. Che al primo sbatter di ciglia dell’ex gerarca piddino, si sarebbe dimesso. Quindi un primo ministro che renda conto al presidente Mattarella ma all’ex cerchio magico dell’arrogante toscano trombato sonoramente dagli italiani nella percentuale del 60 per cento e non del 59 a 51 come previsto da loro.
Quindi con l'uscita dal Quirinale della delegazione della Lega si è conclusa la seconda giornata di consultazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per risolvere la crisi di governo nata dalle dimissioni mercoledì scorso del premier Matteo Renzi, a seguito della sconfitta nel referendum costituzionale di domenica 4 dicembre. Mattarella ha ricevuto ieri 17 delegazioni parlamentari. Al termine della terza e ultima giornata di consultazioni di oggi le delegazioni salite al Colle saranno state in tutto 23. Fatta eccezione per il Carroccio - rappresentato dai due capigruppo e dal vicesegretario, ma non dal leader Matteo Salvini - e per la delegazione di Fratelli d'Italia guidata da Giorgia Meloni, al Quirinale sono sfilate le forze minori politico-parlamentari.
Oggi riprendono le consultazioni, dalle 11 alle 19. In mattinata conferiranno, mezz'ora ciascuno, Sinistra italiana, Ala-Scelta Civica di Denis Verdini ed Enrico Zanetti, Ncd di Angelino Alfano. Il pomeriggio, a partire dalle 16, per la durata di un'ora ciascuno, si confronteranno con il Capo dello Stato prima Silvio Berlusconi alla testa di Forza Italia, poi i Cinque Stelle rappresentati dai soli capigruppo e infine, dulcis in fundo, il Partito Democratico senza Matteo Renzi ma con delegazione per composizione e mandato ampiamente rappresentativa dei dem e in particolare della maggioranza: il vicesegretario (renziano) Lorenzo Guerini, i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda (franceschiniano) ed il presidente Matteo Orfini.
I paletti in questi giorni Mattarella li ha messi chiaramente (no allo scioglimento del Parlamento se prima non viene introdotto un sistema elettorale omogeneo per Camera e Senato) e sono già queste le ore per una riflessione sul quadro di insieme. Una riflessione che continuerà ma che non è escluso possa portare a novità già in serata o domenica mattina, con conseguente giuramento del nuovo esecutivo. Una scelta che farebbe trovare il nostro Paese con un governo insediato e presente lunedì alla riapertura dei mercati (pronto per la gestione del caso Mps, con un eventuale decreto di salvataggio) e pronto per le ravvicinate scadenze europee (Consiglio europeo di metà dicembre).
Il premier Matteo Renzi, rientrato ieri a Roma dopo la giornata in famiglia fra Pontassieve e Rignano, ha seguito le consultazioni a distanza da palazzo Chigi. Ha incontrato per due volte, di mattina e di sera, il ministro degli Esteri Pd, Paolo Gentiloni. In serata ha visto Dario Franceschini. Il ministro degli Esteri è in pole position per l'incarico di presidente del Consiglio per il dopo Renzi se il Pd certificherà a Mattarella l'indisponibilità del premier dimissionario a succedere a se stesso, e preso atto dell'accertamento da parte del Capo dello Stato dell'assenza di condizioni per il governo di responsabilità con dentro anche le attuali opposizioni, unica alternativa alle elezioni anticipate fatta approvare da Matteo Renzi alla direzione del Pd dopo le sue dimissioni.