Roma, 10 Gen 2017 - Spiati politici, istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. Anche il sito dell'ex premier Matteo Renzi e dello stesso Partito democratico. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. L'indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all'arresto di due persone: Giulio Occhionero, ingegnere nucleare (45 anni), e sua sorella Francesca Maria (49), residenti a Londra ma domiciliati a Roma e conosciuti nel mondo dell'alta finanza capitolina.
Ai due vengono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) - infettati con un malware chiamato 'Eyepyramid' - che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza. L'indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell'invio di una mail: indirizzata all'amministratore di rilievo di un'infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime.
'Pobu', ovvero Politicians Business per indicare la 'cartella' in cui venivano catalogati tutti i politici scelti come target e spiati in questi anni. 'Bros' (fratelli) era invece la sigla della cartella in cui sono stati piazzati tutti gli appartenenti a una loggia massonica. L'indagine ha anche permesso di risalire a una serie di società italiane e straniere che, secondo gli investigatori, altro non erano che scatole cinesi usate come paravento per acquisire in via anonima servizi informatici all'estero. E proprio il concreto pericolo di una fuga all'estero degli indagati, che erano titolari di diverse attività fuori dall' Italia, ha spinto il Gip ad emettere le misure di custodia cautelare in carcere per i due.
La cooperazione internazionale tra gli uomini della polizia Postale e quelli della Cyber Division del Federal Bureau of Investigation è stata fondamentale: gli americani, allertati dai colleghi italiani, hanno infatti impedito che l'ingegnere nucleare e la sorella - una volta capito di esser stati scoperti - potessero distruggere da remoto le tracce dello spionaggio. L'analisi del materiale sequestrato in America consentirà ora di accertare con esattezza quali e quanti dati siano stati rubati ma, soprattutto, di ricostruire l'intero giro d'interessi che si nascondeva dietro i due.