Press "Enter" to skip to content

Libri – Ultima fatica letteraria di Vincenzo Di Michele

La Seconda Guerra Mondiale è uno dei temi storico - culturali contemporanei forse più affrontati dagli scrittori di critica storica di ogni angolo del mondo. Molti autori hanno contribuito a dare una visione d'insieme di quel periodo che va dall'aggressione tedesca della Polonia alla resa del Giappone, mettendo in campo pregevoli opere che offrivano una sintesi delle operazioni militari, delle questioni politiche e diplomatiche connesse alla Guerra e soffermandosi sull'orrore dei campi di concentramento. Molti autori, invece, hanno preferito approfondire alcune questioni minuziose, spesso sottovalutate - per dovere ed economia di sintesi - spesso ritenute secondarie ma non per questo senza rilevanza nell'ambito delle vicende più complesse.

Uno di questi autori che ha preferito soffermare il suo approfondimento su taluni fatti e vicende storiche di secondo piano - sacrificando forse la visione d'insieme ma non per questo isolando ciò che affrontava dal contesto storico globale - è Vincenzo Di Michele. Scrittore, giornalista e pubblicista, ha pubblicato sulla Seconda Guerra Mondiale:

- L'ultimo segreto di Mussolini - Quel patto sottobanco tra Badoglio e i Tedeschi, Il Cerchio Editore

- Io prigioniero in Russia, Ed. LA STAMPA

- Mussolini, finto prigioniero al Gran Sasso, Editore Curiosando

Nel primo libro l'autore, partendo da un'intervista, narra cosa accadde in quei giorni che vanno dall'armistizio dell'8 settembre al 12 successivo quando Mussolini fu liberato. Dalla fonte storica dalla quale è partito l'autore, sembra che l'incursione dei tedeschi fosse proprio un'azione concordata, frutto di un'intesa con gli Italiani, sebbene i libri di storia riportino tutt'altro magnificando l'operato tedesco. Andò veramente così? Che ruolo ebbe l'allora Capo del Governo Pietro Badoglio?

Nel secondo libro, troviamo il racconto di un reduce della Seconda Guerra Mondiale che dal suo paesino alle pendici del Gran Sasso, a soli venti anni venne mandato a combattere sul fronte russo, forse il più aggressivo di tutta la Guerra. Il giovane vive l'esperienza del campo di concentramento e dei campi di lavoro in Kazakhstan e dopo quattro anni di dolore, sofferenza e terrore torna a casa.

Infine nel terzo libro, l'autore parte dalle testimonianze inedite dei pastori abruzzesi e di chi era lì, nel settembre 1943 a Campo Imperatore nell'albergo dove era prigioniero Mussolini. Stando ai racconti del tenente Alberto Faiola, addetto alla sorveglianza di Mussolini al Gran Sasso, sembra che il Duce lì ricevesse ospiti, lettere e che insomma la sorveglianza non era così rigida come si è voluto far credere nel corso della storia. Quanto ha condizionato gli eventi questa possibilità del Duce di eludere la sorveglianza stretta avendo contatti con l'esterno?

I tre libri sono in continuità, sebbene possano apparire piuttosto frammentati ed eterogenei tra loro e l'unitarietà la rinveniamo nell'esegesi delle fonti e nella consapevolezza della multidimensionalità storica. Tutti gli eventi storici, anche quelli apparentemente meno importanti concorrono a determinare il destino dell'umanità. Forse quello che manca è la dimensione emotiva della storia e il secondo libro avrebbe avuto, in tal senso, moltissime potenzialità non adeguatamente espresse, implicite dunque ma non per questo non presenti.