Nuoro, 28 Mar 2017 – Dalle prime di stamane, i Carabinieri del Comando Provinciale di Nuoro hanno dato inizio ad una vasta e articolata operazione di polizia - con l’impiego di oltre 300 militari, supportati da unità cinofile, elicotteri e assetti del Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna - in diversi centri dell’Isola nonché dell’Emilia Romagna, della Lombardia, del Veneto e della Toscana.
È in corso l’esecuzione di 34 ordinanze di custodia cautelare e di numerose perquisizioni, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cagliari su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia.
Quindi i carabinieri del comando provinciale nuorese hanno messo fini all’agire criminale di una vera e propria associazione per delinquere, basata a Orgosolo, ma con ramificazioni anche in Nord Italia. Perciò con l’operazione dei carabinieri denominata "Tutti innocenti", ha portato che ha portato all'arresto di 26 persone e alla denuncia di altre 10 per complicità.
I provvedimenti scaturiscono dalle indagini condotte su un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti ed armi, radicata ad Orgosolo (NU) e con diramazioni nel Nord Italia. Il sodalizio era dedito anche a reati contro il patrimonio. In particolare, era stato progettato il furto, a scopo di estorsione, della salma del noto costruttore automobilistico Enzo Ferrari.
Sono quindi finiti in manette tre parenti di Mereu (Antonio Francesco, Antonello, Antonio) a Orgosolo e Pasquale Musina, 40 anni, barbaricino. Arrestato anche Antonello e Graziano Lutzu, di 52 e 26 anni, entrambi di Mamoiada, Emanuele Cianciotto, 52 anni, di Fonni, e Antonio Francesco Pipere, 51 anni, di Orgosolo.
In carcere sono finiti poi i contatti calabresi di Antonio Mereu: Francesco Rillo, 46 anni, e Antonino Modaferri, 37 anni, oltre al figlio dell'armaiolo Renato Bazzan, Willy, di 29 anni.
Le indagini hanno preso avvio nell'ottobre del 2007 ed in un secondo momento è stata messa in campo una vasta attività investigativa su diversi trafficanti di stupefacenti della Barbagia che si sviluppava in due filoni d'indagine: uno riguardante Graziano Mesina e il suo complice Gigino Milia, da tempo finiti dietro le sbarre e l'altro riconducibile a Giovanni Antonio Mereu, considerato il capo della banda sgominata oggi, da anni trapiantato in provincia di Parma, dove aveva stretto rapporti con alcuni esponenti della 'ndrangheta.