Press "Enter" to skip to content

Accuse Usa al regime siriano: “Forno crematorio per nascondere omicidi di massa”

Nuove accuse da parte degli Stati Uniti alla Siria di Bashar Assad. Il regime siriano starebbe impiccando decine di detenuti al giorno e ne brucerebbe i cadaveri in un crematorio per nascondere le prove della strage. La denuncia è stata fata dall'inviato del Dipartimento di Stato Usa in Medio Oriente, Stuart Jones, che avrebbe presentato le prove fotografiche del forno crematorio costruito vicino a una prigione alla periferia di Damasco.

Gli americani sarebbero in possesso di diverse immagini satellitari, presentate alla stampa, da cui si desume che una struttura all'interno della prigione militare di Saydnaya, a circa 45 minuti da Damasco, è stata modificata in un vasto crematorio. Qui verrebbero impiccati almeno 50 detenuti al giorno. Nella prigione si trovano migliaia di persone, detenute dal regime in sei anni di guerra civile.

Il mondo, ha detto Stuart Jones, è di fronte a "nuovi livelli di depravazione raggiunti" dal regime di Bashar Assad. "Vi sono ragioni per restare scettici", ha poi sottolineato Jones secondo quanto riporta Haaretz, per aver fiducia nelle "aree di de-escalation" decise negli accordi di Astana tra Russia, Turchia e Iran.

Il regime siriano "ha autorizzato e nascosto una campagna mostruosa di orrori a Saydnaya". Lo scrive Amnesty international in un rapporto, rendono noto lo scorso febbraio, sulla prigione in cui secondo il Dipartimento di stato americano è stato realizzato un grande crematorio in cui bruciare i cadaveri dei detenuti giustiziati.

"Tra il 2011 e il 2015 - spiega l'organizzazione - ogni settimana e spesso due volte a settimana fino a 50 persone sono state tirate fuori dalle celle e impiccate. In cinque anni almeno 13.000 persone, tra cui civili che si opponevano al governo, sono stati impiccati in segreto a Saydnaya", a 30 km da Damasco. Non solo: nella prigione "sono inflitte ai detenuti condizioni inumane, torture, sistematiche privazioni di acqua, cibo, cure mediche e medicine" mentre sono costretti a ubbidire a "regole sadiche". I negoziati di Ginevra, afferma Amnesty, "non possono non tenere conto" di questi "crimini contro l'umanità" e consentire a "osservatori indipendenti di aver accesso ai luoghi di detenzione".

Il rapporto di Amnesty si basa su 84 interviste a testimoni oculari, tra cui guardie carcerarie, ex detenuti, magistrati e avvocati, oltre che a esperti nazionali e internazionali su quanto avviene in Siria. Oltre alle vittime di Saydnaya, Amnesty indica che sono 17.000 i detenuti morti nelle carceri siriane nel corso del conflitto.