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Ancora una legge del governo “Renzuloni” mandata al macero. Musei, il Tar della Lazio boccia la nomina di 5 direttori perché stranieri

Roma, 25 Mag 2017 - Il Tar del Lazio ha bocciato, con due sentenze depositate ieri sera, le nomine di cinque direttori stranieri che il ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha chiamato a guidare alcuni dei più importanti musei italiani. Un provvedimento che mette in discussione l'intera struttura della riforma voluta dal ministro Dario Franceschini e che da fine 2015 ha fatto registrare significativi passi in avanti sia a livello di iniziative e fruibilità dei musei sia per il numero di visitatori.

Il Tar del Lazio - accogliendo il ricorso di due candidati alle posizioni di direzione di musei di Mantova, Modena, Paestum, Taranto, Napoli e Reggio Calabria - ha ritenuto infatti in primo luogo che le procedure di selezione fossero viziate in più punti e in secondo luogo che non ci fossero le condizioni per aprire a candidati stranieri. Elemento questo che, di riflesso, investe tutte le sette nomine di direttori non italiani, tra le quali, per esempio, spiccano Eike Schmidt agli Uffizi di Firenze e James Bradburne alla Pinacoteca di Brera di Milano.

Il ministro Franceschini, su Twitter ha espresso tutto il proprio disappunto: "Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani - ha twittato - e ora il TAR Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio...".

"Oggi stesso faremo appello al Consiglio di Stato", ha annunciato Franceschini. "Sono preoccupato per la figura che l'Italia fa nel resto del mondo, e per le conseguenze pratiche perché da oggi alcuni musei sono senza direttore". "Sono un avvocato e un uomo politico con una certa esperienza. So bene che le sentenze vanno contrastate nelle sedi proprie e vanno rispettate. Detto questo, mi chiedo che figura fa il nostro Paese rispetto al resto del mondo".  "Trovo strano che la sentenza parli di stranieri quando in realtà i direttori europei e ciò contrasta con la Corte di Giustizia Europea e il Consiglio di Stato".

Per il Tar lo scarto minimo dei punteggi tra i candidati meritava un giudizio più incisivo "piuttosto che motivazioni criptiche ed involute", proprio perché l'ingresso nella 'terna' di valutati "era condizionato anche da un apprezzamento minimo della commissione in favore dell'uno o dell'altro concorrente - si legge in una delle due sentenze - tanto da imporsi, in questo caso, una puntuale ed analitica giustificazione in ordine all'assegnazione di ciascun punto con riferimento ai dieci candidati ammessi al colloquio".

In merito poi al meccanismo di selezione, per i giudici amministrativi "il bando non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani in quanto nessuna norma derogatoria consentiva al MIBACT di reclutare dirigenti pubblici al di fuori delle indicazioni, tassative, espresse dall'art. 38 d.lgs. 165/2001"; anche perché "se il legislatore avesse voluto estendere la platea degli aspiranti ricomprendendo anche cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente".

In più i giudici amministrativi censurano la scelta di far svolgere la prova orale 'a porte chiuse'. "Secondo il consolidato indirizzo giurisprudenziale - si legge nelle sentenze - al fine di assicurare il rispetto dei principi di trasparenza e parità di trattamento tra i candidati occorre che durante le prove orali sia assicurato il libero ingresso a chiunque voglia assistervi" compresi i candidati affinché possano verificare "di persona il corretto operare della commissione".

"Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il TAR Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio...", ha commentato su Twitter il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini.

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