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F1 – Gp Gran Premio dell’Azerbaigian

Autoscontro Baku. Succede di tutto e di più nel Gp dell’Azerbaigian, ottava prova del Mondiale, su un tracciato troppo stretto che provoca incidenti a catena e una falcidia di macchine: vince a sorpresa (eufemismo) l’australiano Daniel Ricciardo su Red Bull che precede la Mercedes di Bottas e la Williams di uno straordinario Lance Stroll, terzo canadese della storia (dopo Gilles e Jacques Villeneuve) a salire sul podio. Quarto posto per Vettel, quinto per Hamilton: in classifica iridata, il tedesco della Ferrari rafforza la leadership guadagnando due punti (153 contro 139) sul campione del mondo in carica. Ritirato invece Raikkonen.

Scatta bene il poleman Hamilton, alla prima curva Bottas stringe Raikkonen addosso al muro ma è il finlandese della Mercedes ad avere la peggio, costretto a rientrare ai box con l’anteriore sinistra bucata e per il cambio del musetto danneggiato. Resiste invece apparentemente all’urto la Ferrari di Kimi, prima quinto e poi quarto complici i successivi problemi al motore (11° giro) della Red Bull di Verstappen, obbligato al ritiro. Ad approfittare del contatto Bottas-Raikkonen è Sebastian Vettel, che da quarto si ritrova secondo e si lancia all’inseguimento del britannico. Alle spalle del tedesco, ottimo terzo, si piazza la Force India del messicano Perez.

Da qui inizia un autentico hellzapoppin. Si ricompattano le vetture al 12° giro per l’ingresso della safety-car, entrata per permettere ai commissari di rimuovere la Toro Rosso di Kvyatt, ferma sul tracciato. Quando si riprende, dopo cinque tornate, Vettel deve difendersi dal tentativo di sorpasso (riuscito ma subito rintuzzato) di un aggressivo Perez, mentre Raikkonen viene scavalcato da Massa e Ocon. Poche centinaia di metri e riecco subito la safety-car complice un detrito volato via dalla Rossa di Kimi (effetto dell’incidente con Bottas). In regime di safety, Hamilton frena in maniera troppo violenta all’uscita di una curva e Vettel gli finisce incredibilmente addosso per due volte (la seconda… per vendetta): Ferrari danneggiata, anche se Sebastian inizialmente riesce a resistere all’assalto di Perez. Il sudamericano e Ocon, compagni di scuderia alla Force India, fanno però di peggio, scontrandosi tra loro. Corsa interrotta, stavolta con bandiera rossa (troppi pezzi sparsi sull’asfalto), e monoposto ai box, con i meccanici dei vari team affannati a riparare i danni di molte vetture. Riescono a tornare in pista Vettel, Raikkonen e Perez.

Dopo quasi venti minuti di stop, e nemmeno metà dei giri completati, monoposto di nuovo sulla pit-lane per la ripartenza sempre dietro la safety. Hamilton tiene la testa, seguito da Vettel, Ricciardo, Stroll, Magnussen e Alonso. Si arrendono nel frattempo pure Massa (motore ko) e Hulkenberg, che va a sbattere contro un guard rail. Ma è un Gp all’insegna dei colpi di scena ed eccone un altro clamoroso: si rompe il poggiatesta della Mercedes di Hamilton (sicurezza a rischio) e l’inglese, dopo qualche tentativo di ‘resistenza’, è obbligato a rientrare ai box per la sostituzione. Ma c’è anche uno ‘stop and go’ di 10 secondi rifilato dai giudici a Vettel per il secondo urto con Hamilton, ritenuto volontario.

Tutti questi scossoni generano una situazione di classifica completamente diversa: primo Ricciardo, secondo un grandissimo Stroll su Williams, terzo Magnussen. Poi Ocon, Bottas e Vettel (sesto) che riesce a sopravanzare Hamilton. Ultime quindici tornate di lotta durissima, con i due i rivali che iniziano una furiosa rimonta. Il ferrarista, tallonato sempre dal britannico, si beve Magnusen e Ocon e va a caccia del redivivo Bottas, ora terzo. Ma la risalita finisce qui. La volata finale, infatti, non rimescola le carte malgrado Seb arrivi vicinissimo al podio. Trionfa Ricciardo davanti a Valtteri Bottas, che brucia il canadese Stroll proprio sul traguardo. Quarto Vettel, quinto Hamilton, poi Ocon (Force India), Magnussen (Haas), Sainz (Toro Rosso), Alonso (primi punti stagionali per la McLaren) e Wehrlein (Sauber).