Cagliari, 27 Nov 2019 - La cosa più onesta che posso ammettere è che non passa mattina, alzandomi dal letto che io mi chieda quali sono le cose che non so e che sia giusto che io impari nel mio mestiere.
All'inizio della mia carriera in questo lavoro e fino a poco tempo fa non vivevo emotivamente bene questo aspetto, lo devo ammettere.
Desideravo arrivare ad un punto che mi permettesse di maturare tutte le sicurezze che ritenessi opportuno avere per sentirmi in pace con me stesso nel mio lavoro.
Questo eterno scorrere in mezzo agli aggiornamenti continui mi faceva sentire dentro l'onore della crescita e l'onere del dubbio.
Trovavo difficile accettarmi e accettare la situazione.
Andando avanti nel tempo, acquisendo nuovi clienti, tramite una valutazione di ingresso ex ante nel mio parterre ho visto sempre più persone contattarmi con tanta voglia di cambiare.
Quando chiedevo loro quale fosse il loro obiettivo mi veniva detto Benessere Psico-Fisico.
Di fatto è quello che amo offrire come servizio e prodotto.
Di fatto seleziono e scelgo di dare priorità a futuri clienti volenterosi e determinati.
Lavorare sul serio senza prendersi troppo sul serio ritengo che sia la chiave giusta per fare bene.
Un approccio che sposi evidenze scientifiche e attenzione al lato umano è ciò che sento che mi caratterizza.
Sento che il mio compito non è dare il buon esempio dal momento che ognuno a mio avviso è bene che trovi il suo esempio dentro di sé.
Il mio compito è semplicemente, nei miei pregi e nei miei difetti, fare il Personal Trainer.
Ho i miei punti di forza e fragilità come un qualunque essere umano.
Parlando di fragilità e di qualunquismo sento di non potermi esimere dal dire che in questo lavoro come tanti altri la deontologia è misura del nostro valore.
Ancora oggi purtroppo vedo che vengono rilasciate qualifiche professionali nell'arco di un weekend o poco più per svolgere questo lavoro.
Lo trovo inaccettabile.
La considero una mancanza di rispetto nei confronti di quelli che veramente sono dei professionisti in questo settore ma soprattutto una mancanza di rispetto nei confronti di chi ci dà da mangiare.
Il non rimanere professionalmente al passo con i tempi, aggiornandosi, pure.
L' ideologismo radicato in alcune menti è misura di un'ignoranza dura a morire.
Nel lavoro, in qualunque lavoro, conta ciò che è evidente, misurabile e ripetibile.
Nel nostro lavoro dal momento che abbiamo in mano i desideri, i sogni e le speranze di cambiamento dei nostri clienti l'equilibrio tra scienza ed empatia trova l'ago della bilancia dentro l'animo del professionista.
Anni fa scrissi un aforisma.
Mai come adesso ne avverto la verità.
La vera ignoranza non sta nel non sapere
Ma sapendo di non sapere
Continuare a non voler sapere. A.M.