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Sport e Benessere – Educazione Alimentare – Rubrica a cura del dottor Andrea Melis

Cagliari, 20 Apr 2020 - La settimana scorsa abbiamo parlato dell'inutilità della parola sgarro.

Vediamo oggi attraverso un feedback di una mia cliente che sta affrontando con me un iter di cambiamento fisico, con un BMI classificato come Obesità di terzo grado, perché si può e si deve perdere peso inserendo nel nostro regime alimentare oltre che quello che ci serve anche quello che ci piace.

Dal punto di vista psicologico considero fondamentale questo punto per il cambiamento e il benessere psicofisico.

Dobbiamo accontentare anche il lato umano per darci quel boost emotivo che durante questo iter ci motiva.

Come?

Imparando ad inserirlo in maniera corretta nell' App Contacalorie che usiamo facendolo rientrare nel dispendio calorico giornaliero.

Semplice.

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La mia cliente ha programmato ciò che le piace mangiare, si è gratificata.

In autonomia.

Perché a questo bisogna arrivare gradualmente in un percorso altrimenti si rimane sempre dipendenti dal professionista ed emotivamente non si acquisirà quella giusta sicurezza in sé stessi per prendere lo scettro della gestione del cibo e delle emozioni.

Ogni caso è un caso a sé, ad ogni modo le migliori figure del benessere Psico Fisico come il Dietologo, il Nutrizionista, il Personal Trainer e lo Psicologo sanno bene che si vince in Pool quando si mette al primo posto il benessere del cliente.

Quando lavoro io comunque ho sempre dietro un network di colleghi estremamente qualificati con cui mi confronto.

Alla mia cliente anni fa, quando aveva circa 22 anni le era stato prospettato l'intervento bariatrico vista la situazione.

Quando ci siamo conosciuti lei aveva messo prima un annuncio su facebook alla ricerca di un Personal Trainer.

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Le ero stato consigliato da uno dei miei più cari amici che le disse che l'avrei messa sotto da subito e che sarebbe stata dura.

Quando l'ho conosciuta mi ricordo che mi aveva colpito per la sua dolcezza e la sua determinazione.

Io non prendo tutti nel mio lavoro.

Faccio una selezione prima.

Deve avere determinati requisiti la persona.

Deve avere davvero voglia di farcela, si deve impegnare e soprattutto non deve raccontarmi scuse e cazzate.

Non deve mentire.

La trasparenza comunicativa nel mio lavoro come nella mia vita privata la considero una cosa sacra.

Lei era autentica.

Abbiamo cominciato a Ottobre con un reset metabolico e a Marzo siamo partiti con la fase di deficit, ho strutturato gli allenamenti in rapporto a ciò che volevo ottenere valutando con misure antropometriche, bilancia impedenziometrica e occhio la sua ricomposizione corporea con i check.

I risultati ottenuti gradualmente sono la conferma.

La settimana scorsa parlavo con i miei amici dell'articolo scritto sullo sgarro ( Ogni volta che pronuncio questa parola mi viene l'orticaria) e oggi parlavo con loro del lavoro con la mia cliente e dell' articolo di oggi.

Un mio amico mi ha scritto questo.

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Non mi ritengo un grande, come non mi ritengo l'ultimo arrivato in questo ambito.

Metto l'anima nel mio lavoro questo si.

I complimenti capitano, ci stanno, come ci stanno le critiche e gli attacchi a volte.

Io li tratto allo stesso modo, non li prendo né troppo né poco sul serio.

Non mi esalto per gli uni e non mi butto giù per gli altri.

La mia cliente ce la farà.

Il suo obbiettivo, ciò per cui mi paga è il benessere psico fisico.

Il mio logo aziendale che creai anni fa, disegnandolo su un'agenda, è questo.

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È composto dalle mie iniziali e dalla parola Team.

Perché?

Perché è lo spirito del modo in cui io lavoro.

Il percorso lo affrontiamo insieme.

Ognuno farà la sua parte e la faremo insieme.

Come una squadra.

 

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