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Draghi: “Continueremo a sostenere Kiev come chiesto dal Parlamento”.

Roma, 21 Giu 2022 - "L'unità è essenziale". Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi, nella sua breve replica al Senato, dopo il deposito della risoluzione di maggioranza

"Continueremo sulla strada disegnata dal decreto legge 14 del 22 - ha aggiunto - ringrazio il Senato per il sostegno ad aiutare l'Ucraina a difendere la libertà e la democrazia, a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti e la libertà dell'Ucraina. In questi momenti quando il paese è coinvolto in una guerra le decisioni che si devono prendere sono complesse, profonde e con risvolti anche morali, avere il sostegno del Senato è molto importante per me. Voglio ringraziarvi anche per un motivo quasi personale, le decisioni che si devono prendere sono complesse e profonde, hanno risvolti morali e avere il sostegno del Senato nel prendere queste decisioni è molto importante per me".

La risoluzione concordata tra le forze di maggioranza prevede anche di "garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, legittimati dall'art. 51 della Carta delle Nazioni Unite - che sancisce il diritto all'autodifesa individuale e collettiva - confermando il ruolo dell'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace".

Ci sono poi il supporto alle "domande di adesione all'Ue di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia", passaggi sulla "sicurezza alimentare a livello globale, attraverso corridoi sicuri e lo sminamento dei porti" e la richiesta di "finalizzare le iniziative di RePowerEU che realizzino la diversificazione delle fonti energetiche in Europa e contrastino l'incremento dei prezzi dell'energia". Si cita anche "l'introduzione di un tetto ai prezzi del gas e dal disaccoppiamento del prezzo dell'energia tra rinnovabili e fonti fossili tradizionali". Il testo poi chiede all'esecutivo di “adoperarsi per la definizione di strumenti fiscali comuni europei per compensare gli squilibri per gli Stati dovuti alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina e alle sanzioni alla Russia e rafforzare politiche a favore di famiglie e imprese in difficoltà per gli effetti del conflitto”.

"Continuare a garantire secondo quanto previsto dal decreto legge 14/2022 il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere, con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari". Questa la formulazione concordata tra le forze di maggioranza per uno dei passaggi più discussi della risoluzione da mettere ai voti.

Il testo impegna inoltre il governo a "esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dei principi del diritto

"Fratelli d'Italia è il movimento dei patrioti italiani prendiamo le nostre decisioni solo e sempre nell'interesse della nazione e oggi vuol dire rispettare le alleanze internazionali come deve sempre fare una grande nazione come la nostra". Lo dice in aula al Senato, Giovanbattista Fazzolari di FdI intervenendo dopo le parole del premier Draghi in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Secondo Fazzolari si assiste a un "dibattito surreale come se le armi italiane - aggiunge - fossero fondamentali per decidere se l'Ucraina riesce a resistere oppure no. Anche se l'Italia dovesse tradire le proprie alleanze internazionali tutto il resto dell'occidente continuerebbe a difendere l'Ucraina. Non cambierebbe le sorti della guerra ma cambierebbe l'immagine dell'Italia nel mondo facendo ripiombare l'Italia a paese poco affidabile". 

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