Roma, 30 Magg 2023 - Nessuno nel Pd la nega, a cominciare dalla leader. Infatti, a metà pomeriggio di ieri, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein convoca la segreteria. Una riunione fiume che prende il via in un clima a dir poco irreale dal momento che la numero uno dem non affronta sin da subito, come tutti si erano aspettati, il capitolo dell’insuccesso elettorale, ma comincia parlando dell’alluvione dell’Emilia-Romagna.
Ne discute con Igor Taruffi, che guida l’Organizzazione del partito e con Davide Baruffi, responsabile degli Enti locali. Qualcuno nella stanza sgrana gli occhi. Qualcun altro sul cellulare digita un messaggio per raccontare quanto sta avvenendo e chiosa: «Surreale». Ma tant’è. Quando finalmente Schlein prende di petto il tema non nasconde che sia andata «male». «La destra è ancora molto forte», sospira. E, soprattutto, il campo largo non esiste: «Ma della costruzione di un’alternativa devono farsi carico tutti, non possiamo occuparcene solo noi», lamenta la leader, riferendosi agli alleati del Movimento 5 Stelle e del Terzo polo.
Quella di ieri è la prima e cocente sconfitta elettorale dell’era Schlein, che esiste da pochi mesi e gli sciacalli dentro il Pd sono già scatenati, alimenta il malumore dei dem, che già non vedevano di buon occhio la linea di condotta della segretaria che agisce in perfetta solitudine, comunicando quasi esclusivamente con quello che è stato ribattezzato il «tortellino magico», ossia il giro stretto dei suoi fedelissimi, provenienti per la maggior parte dall’Emilia-Romagna. Nessuno o quasi sa quale sia l’agenda della segretaria: nei giorni dell’alluvione era scomparsa e tutti si chiedevano dove fosse. «Ci vuole maggiore collegialità, conviene anche a Elly, perché sennò in casi come questo rischia di intestarsi la sconfitta da sola», osservano da Base riformista.
Comunque quale che sia la verità, questa sconfitta, anche se la segretaria è al comando solo da due mesi, pesa come un macigno sulle spalle dei dirigenti del nuovo Pd. E a poco servono i premi di consolazione a cui si attaccano due esponenti della segreteria come Pierfrancesco Majorino e Marco Sarracino. Il primo plaude ai risultati di Gorgonzola e Cologno. Il secondo esalta il “modello Marano e Torre del Greco”.
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