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Ancora tensione tra magistratura e Governo, altre sentenze sconfessano il decreto Cutro.

Catania, 9 Ott 2023 - Mentre ancora è caldo il dibattito sul caso della magistrata Iolanda Apostolico che non ha convalidato, il 29 settembre, il trattenimento di alcuni migranti al centro di Pozzallo, e sulla sua terzietà dopo la diffusione dei video della partecipazione nel 2018, a una manifestazione pro migranti, due nuove decisioni della magistratura riportano il focus sul merito dei provvedimenti. 

Ieri, 8 ottobre, il giudice Rosario Cupri che lavora nel tribunale di Catania, nella medesima sezione speciale in materia di immigrazione in cui lavora Apostolico, ha deciso di non convalidare il trattenimento dei sei nel centro di Pozzallo. Doveva esprimersi sulla decisione del questore di Ragusa, Vincenzo Trombadore, che aveva applicato una disposizione del decreto Cutro. 

Nelle motivazioni della sentenza il giudice ha ritenuto le disposizioni del suddetto decreto in contrasto con le normative europee, ricordando una decisione della Corte di giustizia dell’Ue in base alla quale “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale” è “una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto”. 

“Ne discende – osserva il giudice – che il trattenimento costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge”. E ricorda che anche la Corte di Cassazione ha stabilito che “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale”. 

Nel dispositivo si sottolinea che “la richiesta di protezione internazionale non è soggetta ad alcuna formula sacramentale” e che nel caso del 37enne tunisino la sua domanda “doveva essere esaminata al suo ingresso alla frontiera di Lampedusa» e la sua richiesta «sottoscritta a Ragusa non può essere trattata come procedura di frontiera”. 

“Come già affermato da precedenti decisioni di questo Tribunale in procedimenti di convalida di trattenimenti riguardanti cittadini tunisini e le cui motivazioni sono condivise da questo giudicante – osserva ancora il giudice – la norma prevede una garanzia finanziaria che non si configura, in realtà, come misura alternativa al trattenimento bensì come requisito amministrativo imposto al richiedente prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/Ur, per il solo fatto che chiede protezione internazionale”.

Il Tribunale di Firenze ha accolto il ricorso di un migrante tunisino a cui il ministero dell’Interno aveva negato la protezione umanitaria. Il motivo è la considerazione che la Tunisia non è un Paese sicuro, diversamente da quanto affermato dal Governo. “La grave crisi socioeconomica, sanitaria, idrica e alimentare, nonché l’involuzione autoritaria e la crisi politica in atto” in Tunisia “sono tali da rendere obsoleta la valutazione di sicurezza compiuta a marzo dal governo italiano”. 

Il Tribunale di Firenze è stato investito della questione dopo che un provvedimento della commissione prefettizia aveva negato a un tunisino lo status di rifugiato richiesto dopo lo sbarco in Italia.

Il Governo italiano considera “sicuri” 16 paesi: Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Senegal, Serbia e Tunisia. In quest'ultimo Stato il presidente Kais Saied ha smantellato lo stato di diritto, accentrato i poteri e imprigionato gli oppositori politici. Secondo il Tribunale di Firenze, che cita osservatori internazionali come Amnesty International, la valutazione della Tunisia come Paese sicuro non è valida alla luce dei “recentissimi e gravi sviluppi”.

L'esposto Bonelli sul video sarà trasmesso dai Pubblico Ministero Roma a quelli di Catania finirà all'attenzione dei Pm di Catania l'esposto del leader dei Verdi, Angelo Bonelli, arrivato ai magistrati della procura di Roma sulla vicenda del video che riprende il giudice Iolanda Apostolico a una manifestazione a Catania nel 2018 e pubblicato nei giorni scorsi sui social dal ministro Matteo Salvini. L'atto finirà in un fascicolo aperto a modello 45, ossia senza indagati e ipotesi di reato, dai magistrati capitolini per poi essere trasmesso ai colleghi etnei per competenza. Una decisione legata al fatto che al momento nessun elemento radica la questione nella Capitale.

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