Gaza, 10 Nov 2023 – Sei persone sono morte in seguito all'attacco israeliano che ha colpito il complesso ospedaliero di al-Shifa, il più grande di Gaza. Lo ha detto Abu Salmiya, direttore generale del nosocomio, ad Al Jazeera. La conferma è arrivata anche dall'agenzia di stampa palestinese Wafa. In precedenza, Abu Salmiya aveva parlato di quattro feriti, fra cui due in condizioni critiche, in seguito all'attacco. Stando a quanto ha fatto sapere, le forze israeliane continuano a bombardare le aree vicino alla più grande struttura medica di Gaza, che ospita anche migliaia di palestinesi che sono stati costretti a fuggire dalle loro case. Secondo il ministero della sanità palestinese, gestito da Hamas, gli israeliani avrebbero “lanciato attacchi aerei su o nelle vicinanze di almeno tre ospedali”.
Mentre le truppe israeliane avanzano nel cuore di Gaza City, circa 80.000 residenti si sono spostati nelle ultime ore dal Nord verso il Sud della Striscia di Gaza, il movimento più grande finora nei cinque giorni successivi all'apertura del corridoio umanitario, scrive il Wall Street Journal.
Gli Stati Uniti e altri alleati hanno esercitato pressioni su Israele affinché consenta maggiori aiuti umanitari e un passaggio sicuro ai civili intrappolati nel Nord della Striscia. I portavoce della Casa Bianca hanno fatto sapere che Tel Aviv ha accettato di fare pause giornaliere di quattro ore nei bombardamenti del nord di Gaza, senza coinvolgere le Nazioni Unite, ma escludono ogni ipotesi di tregua umanitaria.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sempre più sotto pressione, essendo lui e i suoi governi di estrema destra, gli unici responsabili dei massacri dei bambini e le continue persecuzioni dei palestinesi, ha chiarito che Israele non ha intenzione di occupare Gaza, ma immagina un territorio radicalmente rimodellato e libero da Hamas. “Ciò che dobbiamo vedere è Gaza demilitarizzata, deradicalizzata e ricostruita”, ha detto in un'intervista a Fox News. Alla domanda sulla prospettiva di una pausa umanitaria quotidiana, ha poi risposto: “I combattimenti continuano contro il nemico di Hamas, i terroristi di Hamas, ma in luoghi specifici per un dato periodo, qualche ora qui, qualche ora là, vogliamo facilitare il passaggio sicuro dei civili lontano dalla zona dei combattimenti. E lo stiamo facendo”.
Un folto gruppo di persone, tra cui i familiari degli ostaggi, hanno protestato davanti alla casa di Gerusalemme del miliardario Simon Falic, dove vive da settimane il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. Lo riferisce Haaretz precisando che i manifestanti hanno abbattuto le barriere erette dalla polizia e si sono avvicinati all'ingresso.
Il ministro delle Comunicazioni israeliano Shlomo Karhi ha accusato quattro giornalisti freelance con sede a Gaza, che hanno lavorato con organi di stampa occidentali, di sapere che Hamas avrebbe attaccato Israele il 7 ottobre. Ma le testate internazionali per le quali i cronisti scrivono - Reuters, AP, Cnn e New York Times - hanno negato di essere state in alcun modo a conoscenza degli attacchi. Secondo Karhi l'assalto è avvenuto mentre i fotografi erano presenti, “documentando questi orrori, diventando effettivamente partecipanti a questo evento terrificante”. Il sito filo-israeliano Honest Reporting sostiene che la presenza dei fotografi potrebbe essere stata “parte del piano”. Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra israeliano, da allora ha affermato che i fotoreporter dovrebbero essere trattati come terroristi se fosse dimostrato che sapevano in anticipo degli attacchi del 7 ottobre.
Il New York Times ha descritto le accuse come “false e oltraggiose”: “È sconsiderato fare tali accuse, mettendo a rischio i nostri giornalisti sul campo in Israele e Gaza”, si legge in una nota. “Il Times ha ampiamente coperto gli attacchi del 7 ottobre e la guerra con equità, imparzialità e una costante comprensione delle complessità del conflitto”. Ha difeso anche un altro giornalista, Yousef Massoud, che ha affermato che non lavorava per il giornale quel giorno, ma che “da allora ha svolto un lavoro importante per noi”.
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