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Acquisti natale – La “slitta sarda di Babbo Natale” vale quasi 700miliioni di euro di acquisti natalizi e coinvolge 8mila imprese artigiane sarde.

Cagliari, 13 Dic 2023 - Il carico della “slitta di Babbo Natale” in Sardegna vale 685 milioni di euro.
Infatti, secondo il “paniere natalizio” elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati Istat e UnionCamere, composto da beni alimentari e bevande, oggetto di consumo nei momenti
convivali delle festività natalizie, da un ampio ventaglio di prodotti che possono essere regalati durate le festività e dai i servizi di ristorazione e alloggio, regalati o fruiti durante le vacanze natalizie, due terzi del valore totale di questo (il 67,7%) è costituito dalla spesa per prodotti alimentari e bevande, pari a 464
milioni di euro.
Come è consuetudine primeggeranno gli acquisti che puntano sulla tipicità, sull’identità territoriale, sull’unicità e sulla qualità di prodotti e servizi.
“I dati dimostrano come i consumatori preferiscano acquistare prodotti e servizi realizzati da artigiani e micro piccole imprese locali – commentano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, Presidente e Segretario
di Confartigianato Imprese Sardegna – scegliere prodotti e servizi realizzati da queste piccole realtà vuol dire sostenere non solo l’imprenditore e i suoi dipendenti, e quindi le loro famiglie, ma anche contribuire alla trasmissione della cultura cristallizzata nel sapere artigiano nonché al benessere della comunità, garantendo sia la remunerazione del lavoro e dei fattori produttivi locali che il gettito fiscale necessario per sostenere il sistema di welfare”. “Vuol dire anche che i clienti credono nelle produzioni, nelle botteghe e
nei negozi artigiani di prossimità – proseguono Lai e Serra – che propongono prodotti e servizi caratterizzati da una artigianalità basata sul valore del lavoro, sull’ascolto del cliente e sulla personalizzazione del prodotto, a cui si associa l’alta qualità delle materie prime e dei prodotti realizzati”.

Tra i regali e gli acquisti, realizzati dalle imprese artigiane isolane, che i sardi compreranno e si cambieranno in queste festività, oltre alle leccornie e ai vini e agli alcoolici, vi sono anche abiti e gioielli, mobili, tessili per la casa, cristalleria, stoviglie e utensili domestici, utensili e attrezzature per casa e giardino, giochi, giocattoli, articoli sportivi, libri, articoli di cartoleria e materiale da disegno e servizi di cura della persona.
Secondo l’indagine dell’Associazione degli Artigiani della Sardegna, le festività legate al Natale, come è consuetudine, modificano notevolmente le abitudini di spesa dei consumatori: a dicembre il valore delle vendite al dettaglio supera del 28,3% la media annuale.
In chiave provinciale, la spesa delle famiglie a dicembre, sempre analizzando i prodotti della “slitta”, ammonta a 210 milioni a Sassari (di cui 142 alimentari e bevande), a 184 milioni a Cagliari (125
alimentari e bevande), a 141 milioni nella provincia del Sud Sardegna (95 alimentari e bevande), a 87 milioni a Nuoro (59 alimentari e bevande) e a 64 milioni a Oristano (43 alimentari e bevande).
“Una maggiore ricerca di qualità, di su misura, di sostenibilità spiegano la crescente tendenza all’acquisto di prodotti artigiani, ovvero scegliere un regalo, espressione del valore artigiano e del Made in Sardegna equivale a donare creatività, innovazione e originalità – concludono la Presidente e il Segretario di
Confartigianato Sardegna – per questo abbiamo rilanciato la campagna per acquistare locale per ritrovare il gusto per il bello, il buono e il ben fatto dei tanti e diversi territori della nostra Isola e valorizzare il lavoro delle imprese”.

Infine un trend, quello degli acquisti natalizi, che coinvolge 8mila imprese artigiane sarde attive operanti in 47 settori, dalle specialità alimentari all’oggettistica, dall’abbigliamento ai prodotti per la casa fino ai giocattoli, in cui si realizzano prodotti artigianali e si offrono servizi di qualità che possono essere regalati, pari al 30,5% delle imprese artigiane attive. Queste realtà danno lavoro a 21mila addetti cioè a quasi un terzo (32,1%). Com

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