Parigi, 4 Giu 2024 - Sinner riesce dove fallirono Adriano Panatta per incompletezza di talenti. Senza scomodare Nick Pietrangeli, cui a quasi 91 anni va riconosciuta una primogenitura inscalfibile in un’era geologica in cui il tennis era molto diverso da quello moderno, Jannik è il prodotto più completo e all around che la scuola italiana (prima quella di confine in Alto Adige e poi, lo ribadiamo, l’accademia di Piatti a Bordighera) abbia mai prodotto, è un giocatore in grado di vincere su ogni superficie (con una netta preferenza per il veloce indoor, il terreno su cui sono arrivati 6 dei suoi 13 titoli: altri 6 sul veloce all’aperto, uno solo sulla terra di Umago), di capire l’erba (dote rara per un connazionale) e di imprimere una svolta alla velocità e alla potenza del tennis moderno, costruito com’è sulla combinazione (servizio-dritto) che è Quindi tramontata per evidenti ragioni di obsolescenza l’era Djokovic (428 settimane, non consecutive ma comunque una mostruosità, re), Jannik è la bella faccia lentigginosa di un tennis che riesce a svecchiarsi di colpo dopo il monopolio dei Big Three, di lui ai tifosi piacciono il garbo, l’eleganza (complice il Paese che rappresenta, l’Italia), la potenza unita al controllo, quel sorriso con i denti un po’ storti che conferiscono autenticità al ragazzo in un ambiente di modelli — talvolta — plastificati. E, in ultimo, la fidanzata Anna Kalinskaya, russa e cosmopolita, donna di mondo, finalmente visibile a differenza della ex Maria Braccini.
Pertanto finisce Djokovic, inizia Sinner. Il tempismo con cui Jannik compare sulla scena — con Federer ritirato, Nadal logoro e Djokovic rotto —, è il talento maggiore di cui l’esistenza l’abbia dotato. Ecco perché era importante essere a Parigi, anche senza match nelle gambe, persino con un’anca sotto osservazione. Conquistare il primato sul campo, e non fermo ai box, corrisponde all’idea di mondo di Jannik Sinner. I risultati grazie al lavoro. No sudore, no party.
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