Bruxelles, 18 Giu 2024 - L’accordo ancora non c’è. Ma alla fine del vertice informale il presidente del Consiglio europeo Charles Michel spiega che è solo questione di tempo: “Per il momento non c’è un accordo ma sono stati compiuti passi nella giusta direzione”. "E' nostro dovere trovare l'accordo entro la fine di giugno". Dice ai giornalisti al termine della cena dei leader Dell’Unione Europea dedicata alla scelta dei nuovi vertici. "non era l'obiettivo di questa sera decidere", ma "in termini legali" la decisione è "in programma la prossima settimana", ha sottolineato. “Oggi tutti hanno potuto ascoltare tutti, ciò è un importante elemento nel processo decisionale”.
I leader così se ne tornano a casa, per discutere al loro interno le proposte avanzate e poi torneranno per il 27 di giugno (sembra) per arrivare ad una decisione sui tops jobs dell'Unione. Ma in questo vertice informale l'attenzione è tutta per chi ha vinto, o almeno non ha perso, le elezioni Europee. Alla fine l'asse centrale resta la stessa: popolari, socialisti, liberali, con l'ipotesi di un allargamento ai verdi per dar vita ad una maggioranza più vasta capace di mettersi al riparo dagli eventuali cannoneggiamenti dei franchi tiratori che, solitamente, si aggirano sempre sul 10% delle forze a disposizione.
Le altre forze politiche, loro malgrado, hanno dovuto giocare di rimessa o, come ha fatto l'Italia, coordinarsi attraverso quella forza di coalizione - Forza Italia - che siede al tavolo principale.
Di sicuro la maggioranza che si indirizza su Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas, non vedrà tra i sostenitori Viktòr Orban, Il leader ungherese, che sta traghettando dal Ppe ai Conservatori con una decisione che è già sostanziale, ha utilizzato parole durissime sul vertice.
"Oggi a Bruxelles - scrive su x - la volontà del popolo europeo è stata ignorata. Il risultato delle elezioni europee è chiaro: i partiti di destra si sono rafforzati, la sinistra e i liberali hanno perso terreno. Il Ppe invece di ascoltare gli elettori, alla fine si è alleato con i socialisti e i liberali: oggi hanno stretto un accordo e si sono spartiti i vertici dell'Ue". - e prosegue - "A loro non interessa la realtà, non si preoccupano dei risultati delle elezioni europee e non si preoccupano della volontà del popolo europeo. Non dovremmo essere ingenui: continueranno a sostenere l'immigrazione e a inviare ancora più denaro e armi alla guerra tra Russia-Ucraina. Non cederemo a cio'! Uniremo le forze della destra europea e lotteremo contro i burocrati favorevoli all'immigrazione e alla guerra", conclude.
Intanto la presidente del consiglio Giorgia Meloni è ripartita per Roma al termine della cena. Silenziosa, a dir poco fredda per il metodo, ma anche per il merito di questo primo inizio di negoziazione. Decisa, ad ogni modo, ad ottenere per l’Italia il massimo possibile nella Commissione europea del futuro. Non è iniziata sotto i migliori auspici la partita di Giorgia Meloni nei top jobs europei. Una partita già abbastanza delicata, che vede la premier impegnata a un non facile dialogo con la maggioranza europeista senza però snaturare la collocazione politica. Accade, poi, che prima del vertice dei 27 vero e proprio, i leader negoziatori dei socialisti vedano gli omologhi liberali. E che questi ultimi incontrino, subito dopo, i negoziatori popolari.
Tutti gli altri, in attesa. Indispettiti, spiegano fonti qualificate europee. Meloni inclusa. Il summit, per questa girandola di incontri ristretti, comincia con un'ora di ritardo. E per la presidente del Consiglio, si spiega, il dato fotografa un metodo a dir poco zoppicante. Nel merito, poi, la premier arriva a Bruxelles consapevole di trovarsi di fronte a un tavolo già apparecchiato, con Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas. E se sulla prima, in teoria, Meloni può facilmente assicurare i voti di Fdi all'eurocamera, sul secondo qualche dubbio resta nelle file dei conservatori. E, come spiega il vice premier Antonio Tajani, anche nelle file del Ppe.
Roma, insomma, non ha alcuna intenzione di staccare assegni in bianco. Di certo non li staccherà senza l'assicurazione di un commissario di peso, con il titolo di vicepresidente. Sul portafoglio regna ancora l'incertezza. E a ciascun portafoglio corrisponde un possibile profilo. Daniele Franco, ad esempio, da fonti dei palazzi romani, viene dato in pole in caso di delega alla concorrenza. Elisabetta Belloni, al momento, resterebbe il nome in generale più gettonato.
Due tavoli di confronto, dunque. Quello, scomodo, dominato da Emmanuel Macron e Olaf Scholz. E quello, apparentemente meno complesso, delle destre.
La presidente del consiglio arriva a Bruxelles con sette ore di anticipo rispetto al summit informale dei 27 anche per questo motivo. Prima vede l'ex premier polacco e uomo forte del Pis Mateusz Morawiecki. Poi il premier ungherese Viktor Orban. Infine l'ex ministro delle finanze belga, Johan van Overtveldt, dirigente dei fiamminghi dell'n-va. Tutti in tempi diversi, fanno ingresso all'hotel Amigo dove alloggia per incontrare la premier. Il Pis continua a spingere per l'unione dei gruppi Ecr e Id, tenendo un filo diretto anche con Marine le Pen. L'ingresso del solo Orban nei conservatori farebbe invece implodere il gruppo: i belgi sono contrari, così come la delegazione ceca del premier Petr Fiala. E Meloni non ha dato alcun placet ancora. La suggestione di un fronte delle destre unite, tuttavia, resta nell'aria. In Ecr, non a caso, avrebbero inoltre preferito attendere le elezioni francesi. In tanti infatti, prevedono (e auspicano) che il gruppo dei liberali perda qualche delegazione, a cominciare da quella dell'ex premier ceco Andrej Babis.
Le trattative per le nomine, tuttavia, viaggiano più veloci. E, nonostante la fumata grigio-scura della cena informale, dovrebbero terminare entro luglio. La cena dei leader è preceduta dalla girandola di incontri dei negoziatori. E dalla sensazione, da parte degli altri leader, che ci sia stata "una mancanza di rispetto", spiegano fonti diplomatiche europee. Meloni viene descritta da più persone presenti in sala all’Europa Building come particolarmente silenziosa. Alcuni recenti episodi non aiutano certo il governo nella trattativa. "condanniamo la simbologia fascista, pensiamo che sia moralmente sbagliata. Siamo molto chiari su questo", sono le nette parole della commissione sulla video-inchiesta sui giovani meloniani. Parole che fanno quasi da sponda a quelle della co-leader dei verdi Ue, Terry Reintke. "siamo aperti" ad una commissione guidata da Ursula von der Leyen "ma mai con la partecipazione formale di Fdi", spiega ai cronisti.
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