Budapest, 8 Nov 2024 - "E'davvero speciale vedere l'Europa riunita nell'ovile della pecora nera...". La battuta è del premier albanese Edi Rama e non è solo una battuta. Il vertice della comunità politica europea, 42 leader riuniti in uno stadio enorme e nuovissimo, la Puskas Arena, è arrivato nel momento peggiore per l'Europa. Allo schiaffo giunto da oltreoceano, i leader dell'Ue si sono ritrovati anche con una Germania politicamente a pezzi e con un sovranismo che, in Donald Trump, troverà ancor più vigore. Il momento è serio. Ed è stato Emmanuel Macron, alle prime battute del vertice, a ricordarlo a tutti: "l'Europa si svegli, dobbiamo difendere i nostri interessi. Dobbiamo scrivere noi la nostra storia", è stato il suo monito. Il presidente francese ha reagito da par suo alla vittoria di Trump. Tornando a cavalcare una strategia che da tempo ritiene l'unica percorribile: quella di una sovranità europea, sia in campo economico che nel settore della difesa.
L'arrivo di Trump, viene spiegato da fonti diplomatiche, ha messo l'Europa di fronte ad una realtà inevitabile. Macron ha dato il là ad una discussione che, dopo la riunione della comunità politica europea, i 27 leader Ue hanno previsto di mettere al centro della cena informale ospitata nel neogotico parlamento ungherese, sulle rive del Danubio. Lontano dai riflettori la questione Trump è affrontabile con maggiore franchezza. Con il rischio, tuttavia, di spaccarsi subito sulla controffensiva da mettere in campo. Macron, il suo pensiero, ha deciso di illustrarlo in diretta streaming, all'inizio del vertice pomeridiano. "Se restiamo erbivori i carnivori ci divoreranno, dobbiamo almeno essere onnivori", ha sottolineato l'inquilino dell'Eliseo rimarcando come nessuno debba sorprendersi che Trump scelga di difendere gli interessi americani.
La linea di Macron è destinata a rinfocolare l'ammaccato asse franco-tedesco e troverà una convinta accoglienza anche dalle parti di Palais Berlaymont. Ursula von der Leyen da mesi si prepara all'uragano Trump. Già nel gennaio scorso ha istituito un gruppo di studio per valutare la strategia da adottare. L'obiettivo della presidente della commissione è lavorare sugli interessi comuni agli Usa di Trump e all'Ue. E la convinzione di von der Leyen è che questi interessi esistono, eccome. Comprendendo, ad esempio, un comune avversario commerciale: la Cina. Da Budapest la numero uno dell'esecutivo europeo ha anche chiamato il presidente eletto americano. "Abbiamo discusso di difesa e Ucraina, commercio ed energia. Insieme, possiamo promuovere la prosperità e la stabilità su entrambe le sponde dell'Atlantico", ha riferito su x,
L'intenzione, tra le cancellerie ancora non travolte dal sovranismo, è insomma quella di rimboccarsi le maniche. Ma la strada è molto in salita. Viktor Orban, con Trump a coprirgli le spalle, sarà ancora più pervicace nella sua tattica anti-Ue, soprattutto sull'Ucraina. E potrebbe agire non più da solo. Le alleanze politiche lo legano allo slovacco Robert Fico, e anche all'Italia dove un partito di governo, la lega, è apertamente contraria al sostegno militare a Kiev. Non è un caso, quindi, che dopo giorni di perplessità, Volodymyr Zelensky abbia deciso di venire a stringere la mano ad Orban a Budapest. Il presidente ucraino non ha nascosto i suoi timori. "nessuno può prevedere cosa farà Trump", ha sottolineato parlando ai leader europei. Ai quali ha ribadito l'esigenza di "una pace giusta secondo un piano deciso dall'Ucraina".
"Serve un cessate il fuoco, e dopo il voto negli Usa sono di più i paesi europei pro-pace", ha replicato Orban, in una conferenza stampa nella quale ha simbolicamente raccontato di aver brindato con della vodka alla vittoria di Trump. Subito dopo, sul palco, è salito Zelensky. Il leader di Kiev ha smentito l'ungherese su tutto, stoppando qualsiasi tentazione europea di cessate il fuoco: "prima ci deve essere un piano, o si tornerebbe al 2014, e abbiamo visto cosa è successo". Ma sugli aiuti militari a Kiev anche i più ottimisti, in Ue, ora tentennano nell'eventualità di restare senza Washington. "Una pace si ha solo con delle concessioni, e bisogna che Vladimir Putin qualcosa la conceda", è la riflessione a voce alta di una fonte diplomatica a tarda sera.
Scrive Politico: “I leader europei di destra sono i veri vincitori delle elezioni americane”
Sono i leader populisti europei di destra i "veri vincitori" delle elezioni americane. Lo sottolinea l'edizione europea di Politico all'indomani della vittoria di Donald Trump, evidenziando come gli alleati del nuovo presidente sperino che possa mettere rapidamente fine alla guerra in Ucraina e rafforzare la loro posizione sulla scena europea, dando allo stesso tempo copertura politica sui temi al centro della loro azione: dalla lotta senza quartiere all'immigrazione illegale alla difesa dei valori cristiani.
A partire da Viktor Orban, presidente di turno dell'Ue e che in occasione di un recente viaggio a Strasburgo promise di stappare bottiglie di champagne nel caso di vittoria del candidato repubblicano. "Ora ha la possibilità di farlo", scrive Politico, e proprio nel giorno in cui i leader europei sono a Budapest per un vertice informale.
L'aspetto più importante della vittoria di Trump, secondo Politico, è proprio che i leader sovranisti sentiranno di avere una maggiore copertura politica per ostacolare Bruxelles su temi come le sanzioni contro la Russia ed il Green Deal. Le difficoltà del governo in Francia ed il crollo della coalizione in Germania offrono maggiore spazio agli "amici conservatori di Orban nell'Europa centrale e all'Italia per stabilire il tono politico nell'Ue", sottolinea il sito.
"La tempistica del vertice, decisa da Orban grazie alla presidenza di turno dell'Ue, non avrebbe potuto essere peggiore per i leader diffidenti sul ritorno di Trump. Li rende prigionieri dell'agenda di Orban, nella sua terra, e li espone a sorprese da parte del loro ospite", prosegue Politico, secondo cui il primo ministro ungherese potrebbe provare a far collegare Trump in video alla cena di stasera.
Il sito elenca quindi tutti i capi di governo europei che potrebbero trarre vantaggio dal cambio alla Casa Bianca. "Oltre a Orban, la premier italiana Giorgia Meloni e il cancelliere austriaco Karl Nehammer sono entrambi ideologicamente vicini a Trump, sebbene Meloni non condivida la posizione filo-russa di Orban", spiega Politico, citando anche la coalizione di governo olandese sostenuta da Geert Wilders, "un politico populista anti-Islam e anti-immigrazione" ed il primo ministro slovacco Robert Fico, invischiato in una disputa sullo stato di diritto con Bruxelles e che "come Orban condivide le inclinazioni filo-russe dell'ungherese".
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