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Stupro di gruppo a Palermo, condannati i sei imputati maggiorenni.

Palermo, 9 Nov 2024 – Ieri il tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni di carcere quattro dei sei ragazzi accusati dello stupro di gruppo di una 19enne violentata nel luglio del 2023. Un quinto imputato ha avuto 6 anni e 4 mesi; il sesto 4 anni e 8 mesi. A denunciare ai carabinieri gli abusi, ripresi dal maggiore degli imputati col cellulare, è stata la vittima.

Al termine della sentenza ha parlato l'avvocata Carla Garofalo, che difende la vittima: "A me dispiace molto che questi giovani rischino una condanna molto alta, ma chi sbaglia paga. Nessuno dei giovani ha chiesto scusa alla vittima. È stata letta una lettera da parte di uno di loro nella quale è stato chiesto scusa alla mamma, alla sorella, alla fidanzata.  Nessuna parola per chiedere scusa alla vittima".

Due settimane fa la Corte di appello ha confermato la condanna in primo grado a 8 anni e 8 mesi per R.P., il settimo componente del branco, minorenne all'epoca dei fatti. Nel processo di primo grado, svoltosi con rito abbreviato, la procura aveva chiesto una condanna a 8 anni. Il Gup l'ha portata a 8 anni e 8 mesi: "La consapevolezza  della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo - ha scritto nella  motivazione della sentenza - l'accanimento dimostrato pur a fronte  della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi, il compiacimento per l'azione compiuta, risaltano con evidenza tale da non esigere esplicazione alcuna né  commento e danno compiuta ed allarmante contezza della materialità del fatto e della intensità del dolo dell'imputato".

Anche per R.P. la linea della difesa era stata quella di sostenere che il rapporto sessuale era stato consenziente. Subito dopo l'arresto, avvenuto ad agosto 2023, il minorenne aveva confessato e raccontato di essere stato però l'unico ad aiutare la vittima. Il Gip aveva così deciso di affidarlo ad una comunità ma nei giorni successivi il giovane, in chat e con alcuni post sui social, aveva rivendicato lo stupro, arrivando anche a vantarsene. Il giudice ha così accolto la richiesta della Procura e disposto nuovamente il carcere.

È la notte del 7 luglio 2023, Palermo. Le immagini delle telecamere di sorveglianza riprendono un gruppo di ragazzi che sorreggono una giovane barcollante. Sono quelle immagini che, insieme alle chat su whatsapp e una foto recuperata dai telefonini, inchioderanno i sette denunciati di violenza di gruppo. Si tratta di giovanissimi tra i 18 e i 22 anni, tra loro anche un minorenne. 

Secondo il racconto della ragazza, il 7 luglio si trovava alla Vucciria, antico mercato di Palermo e zona di movida, con un'amica che poi è andata via. Quella sera ha bevuto diversi cocktail. E durante la serata ha incontrato un conoscente, Angelo Flores. Sarebbe stato lui a riprendere con il telefonino la scena. 

Ma l’incubo inizia in un locale. "Falla ubriacare, poi ci pensiamo noi". La giovane con i ragazzi, che la prendono sottobraccio perché non era in condizioni di camminare, raggiungono il Foro italico, sul mare, dove sarebbe avvenuto la violenza collettiva. “Io mi sono accasciata a terra perché non mi reggevo più in piedi, ma loro mi tenevano e continuavano”.

"Non avevo idea di dove mi stessero conducendo – ha raccontato la vittima ai carabinieri -. Mi hanno risposto: “lo sappiamo noi'". Durante il tragitto la ragazza ha cercato di attirare l'attenzione dei passanti: "Ho chiesto aiuto, ma nessuno ha compreso quello che stava succedendo".  

"Mi sono accasciata per tre volte. Io non volevo avere rapporti sessuali, non mi muovevo, ho gridato, sono caduta a terra battendo anche la testa, ma non si fermavano e Angelo rideva. Ho iniziato a ripetere 'basta, basta', ma i ragazzi hanno continuato, scambiandosi di posto". Inizia così, tra le lacrime, il racconto dell'orrore.

"Sono caduta la seconda volta e ho preso il mio telefono e ho chiamato il mio ragazzo perché chiamasse un'ambulanza. I ragazzi mi hanno preso il telefono e chiuso la chiamata. Poi mi hanno rivestita, mi hanno presa sottobraccio e accompagnato in strada e si sono allontanati". Rimasta sola, si è distesa su un muretto quando due ragazze l'hanno avvicinata per chiederle se avesse bisogno di qualcosa e lei ha chiesto di chiamare il suo fidanzato. Da lì la denuncia, le visite mediche che confermano lo stupro, e poi gli arresti.

"Ieri sera niente, se ci penso un po' mi viene lo schifo” scrive all'indomani mattina uno degli indagati agli altri amici. Quindi finiscono in carcere: Angelo Flores, 22 anni, il giovane che ha realizzato il video, Gabriele Di Trapani, 19 anni, Christian Maronia, 19 anni, Cristian Barone, 18 anni, Samuele La Grassa, 20 anni, Elio Arnao, 20 anni, e R.P. il minorenne al momento dei fatti, anche se non a lungo, perché ha compiuto 18 anni pochi giorni dopo. È stato lui ad ammettere i fatti davanti al gip del tribunale dei minorenni di Palermo che inizialmente lo aveva scarcerato e trasferito in una comunità.

Lo stupro di gruppo è stato filmato con il cellulare e diffuso in rete. Venti minuti di violenza racchiusi in un video cui in seguito in troppi hanno dato la caccia sui social. 

Nonostante l'intervento della Polizia Postale, su Telegram si moltiplicarono i gruppi a tema. Un gruppo chiamato “Video stupro ragazza Palermo”: raccolse oltre 31mila persone. La foto profilo mostrava il corpo di una donna.

Su un altro canale, stesso nome, icona anonima, vi erano oltre 22 mila sottoscrittori. Tra i post, uno si intitolava Clicca qui per il video e indicava un link da seguire. Un fake, ma in oltre 2800 cliccarono per verificare. E qualcuno mise un ""like" di apprezzamento.

Sulla vicenda sono intervenuti via social numerosi artisti, da Frankie Hi Nrg a Nina Zilli, che hanno espresso sdegno per la vicenda invitando i loro colleghi a prendere pubblicamente posizione e acceso, a loro volta, altri dibattiti. Come quello scatenato proprio da un post da Ermal Meta, che auspicò che gli autori della violenza, in carcere, finissero preda di “100 lupi”, dividendo i commentatori.
O l'invettiva - provocazione della regista Emma Dante che scrive: "Sarebbe un grande rimedio, finalmente, evirare il maschio portatore di fallo fallace a scopo sanitario e ascetico...".

La risposta di Palermo in solidarietà alla vittima della brutale violenza arriva anche dal basso: un corte spontaneo di centinaia di giovani percorre, il 19 agosto, le tappe della movida palermitana. Dalla frequentatissima Cala, dove si sono consumati gli abusi, ai vicoli della Vucciria ritrovo della movida. Lo slogan è “Il sesso senza consenso è stupro”.

Sul piano politico interviene nel dibattito la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella che annuncia un disegno di legge contro gli stupri che mira alla prevenzione anche attraverso misure cautelari. 

"Noi abbiamo un disegno di legge governativo che è già in Parlamento che alla ripresa dei lavori comincerà il proprio iter - afferma a margine dei lavori del Meeting di Rimini. -. Il Parlamento se vuole può adottare procedure che diminuiscono fortemente i tempi. È un disegno di legge che mira alla prevenzione, attraverso misure cautelari, quindi l'ammonimento, braccialetto elettronico ma anche, e questa è la parte più innovativa, attraverso la fissazione di tempi certi per le misure cautelari, non più di trenta giorni. E questo proprio perché è fondamentale intervenire nel ciclo della violenza prima che le cose si aggravino. Però è chiaro che casi come quello di Palermo non si esauriscono, non si possono risolvere solo con una legge, anche la migliore. Bisogna intervenire sul piano educativo e forse bisogna intervenire anche sulla fruizione del porno per i minori", conclude. 

Il 7 settembre arriva il via libera definitivo dall'Aula della Camera al Disegno di legge per l'avocazione delle indagini per i delitti di violenza domestica e di genere, già approvata dal Senato. 200 i voti a favore, nessun contrario, 61 astenuti (Pd e Avs).

La norma si inserisce nell'ambito del cosiddetto 'Codice Rosso’. Si prevede un'ulteriore ipotesi di avocazione delle indagini preliminari da parte del procuratore generale presso la Corte d' appello nel caso in cui il Pm non senta la persona offesa entro 3 giorni dall' iscrizione della notizia di reato.

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