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Calenzano trovati i corpi dei dispersi, cinque i morti, 26 feriti. L’inchiesta per omicidio colposo.

Firenze, 11 Dic 2024 - Cinque morti e 26 feriti, è questo il bilancio il giorno dopo l'esplosione avvenuta al deposito Eni di Calenzano, a Firenze. 

Omicidio colposo plurimo, lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e disastro colposo: sono i reati ipotizzati dalla Procura di Prato con l'apertura del fascicolo di indagine sull'esplosione avvenuta nella mattinata di lunedì 9 dicembre, nell'area di carico del deposito di carburanti Eni di Calenzano (Firenze). 

Il procuratore Luca Tescaroli, che dirige le indagini, ha nominato tre medici legali che dovranno effettuare l'autopsia sulle salme delle cinque vittime. 

Questa mattina sono subito riprese le ricerche, e i corpi dei tre dispersi che ancora mancavano all'appello sono stati ritrovati nell'area delle pensiline di carico, dove è deflagrata l'esplosione che era stata segnalata: poco prima dell'incidente, infatti, un operatore che era al deposito aveva dato l'allarme, ma nel giro di pochi secondi si è verificato il grande boato con il successivo incendio. Erano le 10.21 e 30 secondi, questo l'orario registrato.   

Gli operai deceduti hanno tutte un nome e cognome ma solo uno è stato identificato ufficialmente: si tratta dell'autotrasportatore 51enne Vincenzo Martinelli, originario di Napoli ma da anni residente a Prato. Per le altre quattro vittime, anche loro autotrasportatori, l'identificazione appare al momento più complessa: Carmelo Corso, 57 anni, nato a Catania e anch'egli residente a Prato; Gerardo Pepe, 46 anni, nato in Germania da genitori italiani; Franco Cirielli, 46 anni, originario di Matera; Davide Baronti, 49 anni, nato ad Angera, provincia di Varese, ma cresciuto a Livorno, residente a Bientina, in provincia di Pisa. Saranno l'autopsia e gli esami del Dna a rendere chiara l'identificazione delle salme.

Tutti e cinque gli operai morti erano alla guida di autocisterne e si trovavano nell'area della pensilina di carico ed erano stati registrati come "visitatori" dai dipendenti del sito, che poi hanno girato la lista ai carabinieri del comando provinciale di Firenze sotto il coordinamento del procuratore Tescaroli.

Il magistrato ha nominato anche due consulenti per rispondere ai quesiti che ruotano attorno all'innesco e alle procedure di sicurezza del deposito Eni: sono due esperti in esplosivo, Roberto Vassale e Renzo Cabrino, che hanno tra l'altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato Tescaroli quando era pubblico ministero a Caltanissetta.        

Sulle indiscrezioni circa il corso delle indagini della Procura, Eni, con un comunicato, ha spiegato che in merito "alle molteplici ipotesi della prima ora che stanno emergendo" sulla dinamica e sulle cause dell'incidente l'Azienda sta "collaborando strettamente con l'autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell'esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura". "Ogni informazione di dettaglio sarà messa a disposizione da Eni alle autorità giudiziarie che stanno conducendo le indagini, anche a salvaguardia del segreto investigativo", precisa la nota che rinnova "la propria vicinanza alle famiglie delle persone decedute e alle persone ferite o comunque coinvolte". 

La Procura segue anche il fronte delle lesioni provocate dall'esplosione. Sono tre le persone ferite ancora ricoverate: un operaio all'ospedale di Careggi a Firenze e due operai all'ospedale Cisanello a Pisa, considerati in gravi condizioni per le ustioni riportate. I presidi ospedalieri della zona (Careggi, Prato, Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli) hanno prestato soccorso nella giornata di lunedì 9 dicembre ad altri 24 feriti, già tutti dimessi, 16 dei quali si sono presentati autonomamente. 

Secondo quanto riferito oggi, i due ricoverati a Pisa sono in condizioni gravi e sedati nel reparto di terapia intensiva con ustioni estese in varie parti del corpo. Il fortissimo scoppio li ha centrati praticamente in pieno procurando loro anche traumi e fratture perché entrambi sono stati scaraventati a distanza. Nelle prossime ore, fanno sapere da ambienti sanitari, saranno necessari ulteriori accertamenti strumentali e diagnostici per delineare un quadro preciso delle lesioni riportate. 

"Le posizioni dei feriti al centro grandi ustioni di Cisanello sono molto preoccupanti", ha evidenziato oggi il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, a margine del Consiglio regionale che si è aperto con un minuto di silenzio e la comunicazione dello stesso governatore sull'esplosione di Calenzano.    

Per Giani è stata "una tragedia di entità fortissima ma che poteva essere anche più grave perché accanto alla pensilina di ricarica ci sono almeno 20 cisterne che contengono carburante, e quindi se vi fosse stato l'innesto di una catena tra l'incendio dalla pensilina fino alle cisterne chissà cosa sarebbe successo".

Per quanto riguarda gli altri feriti, ieri la Regione aveva dato un primo bilancio di 10 raccolti nell'area del deposito portati con i mezzi di soccorso negli ospedali. A questi si sono poi aggiunte almeno altre 17 persone, secondo il dato fornito sempre dalla prefettura, che si sono presentate autonomamente negli ospedali, per ferite e contusioni di vario tipo, ma comunque non gravi. La buona notizia è che questi feriti non gravi sono stati tutti dimessi, o sono in fase di dimissione dall'ospedale. In particolare, sono stati dimessi quelli ricoverati con i mezzi del 118 sia al policlinico fiorentino di Careggi, sia all'ospedale di Prato.   

Un omaggio alle cinque vittime oltre a un pensiero di vicinanza ai feriti e ai familiari è previsto per domani, 11 dicembre, alle ore 10. Il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, sarà presente per una commemorazione in via Erbosa, dove si trova il deposito Eni, insieme al presidente del Consiglio regionale toscano, Antonio Mazzeo e ai capigruppo dell'Assemblea regionale, che hanno ricordato oggi in Aula la tragedia. Il sindaco ha esteso il lutto cittadino anche a domani, invitando tutta la popolazione a osservare domani alle ore 10 un minuto di silenzio. E sempre domani ci sarà il lutto regionale proclamato dal presidente della Toscana, Eugenio Giani. "La comunità di Calenzano - ha dichiarato il sindaco Carovani - è addolorata e colpita fortemente da questa tragedia. Adesso è il momento del lutto e domani mattina saremo presenti al deposito per rendere omaggio alle vittime. Ringraziamo nuovamente i Vigili del fuoco, i soccorritori e le forze dell'ordine. Come Amministrazione comunale di Calenzano porremo alle Istituzioni la questione se la presenza di questo impianto sia ancora compatibile in un contesto urbanistico delicato come il nostro". Il sindaco Carovani ha annunciato che "bisogna ripensare l'insediamento Eni: proprio questa vicenda ha dimostrato che la situazione può innescare incidenti che probabilmente sono stati contenuti grazie all'intervento tempestivo dei vigili del fuoco. Non so se potrà essere risolto nei termini della chiusura". Anche il presidente Giani ha definito "questo luogo inappropriato" per un deposito di carburanti.        

Sempre per domani, mercoledì 11 dicembre, Cgil Firenze, Cisl Firenze Prato e Uil di Firenze hanno proclamato uno sciopero generale provinciale per le ultime quattro ore del turno. Verrà organizzato un presidio-manifestazione in piazza Vittorio Veneto a Calenzano alle ore 14:30, nel quale interverranno le tre confederazioni sindacali, le lavoratrici e i lavoratori dei settori coinvolti. "Quello che è successo è inaccettabile. Cinque persone sono uscite di casa per andare a lavorare e non torneranno mai. Altre sono ferite gravemente. Senza sicurezza non c'è lavoro, non c'è dignità, non c'è vita!" affermano i tre sindacati in un comunicato congiunto.

Notizie più rassicuranti giungono sul fronte ambientale: l'esplosione di idrocarburi non ha provocato un significativo danno. "Grazie alla limitata durata dell'evento, si stima che la nube si sia dispersa in quota in tempi relativamente brevi e di conseguenza, le concentrazioni in aria a livello del suolo, sono state ritenute trascurabili. Per tali motivi non si è ravvisata la necessità di prelievo di campioni al suolo", ha fatto sapere Arpat.

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