Press "Enter" to skip to content

Export Food Drink – 258 milioni di euro di export per gli alimentari e le bevande sarde: +10,3% in 1 anno.

Cagliari, 9 Gen 2025 - L’alimentare e le bevande sarde piacciono sempre più ai consumatori stranieri. E i dati export tra agosto 2023 e lo stesso periodo del 2024, di pasta, pane, dolci, formaggi, carne, frutta, pesce e bevande, freschi o conservati, lo confermano facendo segnare un +10,3% di vendite per un valore complessivo di 258milioni di euro. Solo nel 2016 le esportazioni di questo settore ammontavano a 191 milioni di euro.

Tutto ciò viene rilevato dal rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati Istat 2023-2024 secondo il quale tra i nostri migliori clienti vi sono la Germania, gli Stati Uniti, la Francia, la Spagna e i Paesi Bassi.

L’analisi dice che 230milioni di euro di export sono generati dall’alimentare e quasi 28 dalle bevande. Ancora basso, però, è il peso delle esportazioni sarde di alimentari e bevande sul valore aggiunto che è solo dello 0,8%, contro il 3,4% nazionale.

A livello territoriale quasi 24 milioni di euro di export sono generati da Cagliari, con 22 milioni di alimentare e quasi 2 di bevande con un +60,9% di vendite tra agosto 2023 e agosto 2024; Nuoro contribuisce con 51 milioni, di cui 49 alimentare e 1,5 di bevande con un incremento di +7%; Oristano ha 39 milioni di esportazioni, composte da 37 ai alimentare e 1,5 di bevande per un calo del -18,2%; Sassari-Gallura hanno 124milioni di euro di export di cui 113 alimentari e quasi 12 di bevande per una crescita del +22,3%; il Sud Sardegna ha 19,5 milioni di export, di cui 8,5 di alimentare e 11 di bevande per una contrazione del -12,4%.

“Quello che proviene dall’agroalimentare è un segnale molto positivo e ci dice come il settore abbia ampi margini di crescita – sottolinea Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – soprattutto se teniamo in considerazione come i prodotti sardi siano sempre più apprezzati e ricercati soprattutto nei Paesi che hanno importanti capacità economiche come quelli del Nord America, dell’Europa settentrionale, dei Paesi Arabi e dell’Oriente”.

“Nonostante i numeri, però, - afferma Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna - le aziende del settore sono ancora lontane dall’esprimere tutto il proprio potenziale. In un momento storico in cui è sempre maggiore l'attenzione alla genuinità e artigianalità degli alimenti, una regione come la nostra deve continuare a investire al fine di conservare e migliorare il suo primato di qualità”.

Il made in Italy di alimentare e bevande.

Nel 2024, ultimi dodici mesi ad agosto, il made in Italy di alimentare e bevande sale a 56,5 miliardi di euro, pari al 9,5% delle esportazioni manifatturiere italiane, toccando il massimo storico di 2,6% sul PIL, risultando superiore al 2,1% della Francia e al 2,0% della Germania. Nel dettaglio il 78,7% delle vendite all’estero del nostro Paese, pari a 44,5 miliardi di euro, sono di prodotti alimentari ed il restante 21,3% corrispondono a 12,3 miliardi di bevande.

Nei primi otto mesi del 2024 la crescita delle esportazioni del comparto è pari all’8,7%, trainata dal +9,8% dell’alimentare mentre le bevande si fermano a +4,7%, ed è in controtendenza rispetto al calo dello 0,7% dei prodotti italiani. Le più recenti evidenze disponibili per i primi nove mesi del 2024 e sull’aggregato alimentare, bevande (con il tabacco, voce residuale) confermano la miglior performance del comparto che rallenta leggermente segnando un +8,0%, trainato dalla maggiore crescita delle esportazioni sui mercati extra UE (+13,2%) rispetto a quelli UE (+3,9%), e sempre in controtendenza rispetto al -0,8% del made in Italy.

Le ottime performance dell’alimentare e bevande sono supportate dalla diffusa presenza di micro e piccole imprese che in questo settore sono 52mila e danno lavoro a 265mila addetti, con un peso del 57,8% sul totale degli addetti del settore che supera di 7,4 punti percentuali la quota del 50,4% registrata nel manifatturiero. Spiccata la vocazione artigiana del settore di alimentare e bevande, che conta 32mila imprese artigiane attive, pari al 61,0% delle imprese del settore, e 142mila addetti, il 31,0% dell’occupazione del comparto.

A livello regionale, si osserva una incidenza delle esportazioni di alimentare e bevande sul valore aggiunto superiore alla media del 3,4% per Piemonte con il 6,8%, Emilia-Romagna con il 5,8%, Veneto con il 5,7%, Campania e Trentino-Alto Adige, entrambe con il 4,9%, Molise con il 4,3%, Umbria con il 4,0% e Friuli-Venezia Giulia con il 3,7%.

Nel dettaglio settoriale, per quanto riguarda l’alimentare una incidenza delle esportazioni sul valore aggiunto superiore alla media del 2,7% sono quelle di Emilia-Romagna con il 5,4%, Campania con il 4,8%, Piemonte con il 4,7%, Molise con il 4,2%, Umbria con il 3,8%, Veneto con il 3,5%, Trentino- Alto Adige con il 3,3% e Friuli-Venezia Giulia con il 3,0%. Nel caso delle bevande una incidenza delle esportazioni sul valore aggiunto superiore alla media dello 0,7% si osserva per Veneto con il 2,2%, Piemonte con il 2,1%, Trentino-Alto Adige con il 1,6%, Valle d'Aosta con il 1,3%, Toscana con il 1,2% e Abruzzo con il 0,9%.

A livello provinciale in trentaquattro casi il peso delle esportazioni di alimentare e bevande sul valore aggiunto è superiore alla media del 3,4% ed in particolare è più che doppia in quattordici territori: Cuneo (21,9%), Parma (16,4%), Verona (12,8%), Asti (12,2%), Salerno (11,8%), Lodi (10,4%), Siena (9,7%), Vercelli (8,7%), Mantova (8,0%), Ravenna (7,9%), Cremona (7,8%), Novara (7,6%), Modena (7,5%) e Piacenza (7,1%).

In trentasei casi il peso delle esportazioni dell’alimentare sul valore aggiunto è superiore alla media del 2,7% ed in particolare è più che doppia in quattordici territori: Parma (16,3%), Cuneo (15,5%), Salerno (11,7%), Lodi (10,4%), Verona (8,6%), Vercelli (8,3%), Mantova, Cremona e Novara (tutte con il 7,5%), Modena (7,2%), Piacenza (6,9%), Ravenna (6,5%), Avellino (6,4%) e Trieste (5,7%). In venticinque casi il peso delle esportazioni delle bevande sul valore aggiunto è superiore alla media dello 0,7% ed in particolare è più che doppia in tredici territori: Asti (10,1%), Cuneo (6,4%), Siena (6,0%), Verona (4,2%), Treviso (4,0%), Alessandria (2,8%), Trento (2,2%), Venezia e Bergamo (entrambe con il 2,1%), Chieti (2,0%), Livorno (1,8%) e Ravenna e Pordenone (entrambe a 1,5%). L’analisi sulla dinamica nel primo semestre del 2024 delle esportazioni di alimentare e bevande, focalizzata sulle sette maggiori regioni (oltre 2 miliardi di export nei 12 mesi terminanti a giugno 2024), evidenzia un aumento sostenuto per la Toscana con il +23,8%, seguita da Lombardia ed Emilia-Romagna, entrambe con il +5,3%, Veneto con il +4,5%, Piemonte con il +4,0%, Campania con il +2,7% e Trentino-Alto Adige con il +1,2%. Si segnalano tra le restanti regioni, gli aumenti più che doppi rispetto alla media (+7,9%) di Basilicata (+26,7%), Umbria (+24,1%), Calabria (+24,0%) e Puglia (+22,2%). Com

Comments are closed.