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L’ultimo discorso di Biden: “Siamo una democrazia forte, ma attenzione alla nuova oligarchia”.

Washington, 16 Gen 2025 - C'è una parola che sfugge alla cerimonialità dell'occasione e alle tentazioni retoriche, nel discorso di commiato di Joe Biden dalla Casa Bianca - una parola che colpisce chi abbia ascoltato in diretta l'ultimo ruggito del vecchio leone sconfitto, meno di 20 minuti: ed è la parola “oligarchia”, brandita come un cartello di pericolo e un duro atto di accusa. 

Per la precisione, dice, in America "sta prendendo corpo una oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente la nostra intera democrazia, i nostri diritti fondamentali e la libertà". 

Poi Biden disegna i contorni del rischio: “La nostra democrazia è forte”, grazie ai controlli e ai bilanciamenti previsti dalla Costituzione, grazie dunque alla separazione dei poteri - ma il pericolo reale è l'abuso di potere che deriva dalla concentrazione in poche mani di tecnologia, potere pubblico e ricchezza economica. 

La denuncia sarà pure contro ignoti, ma è facile leggere in filigrana i nomi degli accusati: sono quelli di Donald Trump ed Elon Musk, con il loro vasto seguito di politici, ideologi e finanziatori. Quelli della prima ora e quelli - come Mark Zuckerberg e Jeff Bezos - che sono rapidamente saltati sul carro del vincitore. Ecco il nuovo mondo che lo ha sconfitto alle presidenziali e che a Biden non piace affatto.

"Sono preoccupato dalla concentrazione di potere nelle mani di poche persone ricche". Il richiamo esplicito è al celebre discorso di addio del suo predecessore Dwight Eisenhower, del 17 gennaio 1961, nel quale il 34esimo presidente americano mise in guardia dalla crescente influenza del "complesso militare-industriale". Ma rispetto ai tempi di Eisenhower qualcosa è cambiato: la tecnologia, in particolare nelle forme dei social network e dell'Intelligenza Artificiale. Biden accusa il “crollo della libertà di stampa”, chiede che le "piattaforme vengano chiamate a rispondere dei loro atti", accusa i social di "aver rinunciato al fact-checking", al controllo delle notizie false.

Quanto all'Intelligenza Artificiale, Biden chiede che "vengano fissati confini" al suo potere e si pone il problema di chi guiderà le evoluzioni di questa tecnologia: in particolare, dice, “Non deve essere la Cina”. 

Un'altra denuncia entra nel merito di uno dei massimi problemi globali, il riscaldamento climatico. Anche qui Biden vede il rischio di catastrofici passi indietro: "Forze potenti vogliono esercitare la loro influenza incontrollata per eliminare i passi fatti sulla crisi climatica, per servire i interessi di potere e profitto". Di nuovo lampeggia dietro le quinte il nome di Trump, che ha già annunciato di voler smantellare i divieti di trivellazione e gli sforzi verso la transizione energetica ecologica.

C'è più di un sassolino da cavare fuori dalle scarpe, in quei 20 minuti scarsi. Biden rivendica i successi in economia e l'accordo sulla tregua a Gaza, un piano “sviluppato e negoziato dal mio team, implementato dall'amministrazione entrante che è stata costantemente informata”. Una lezione di stile a quel Trump che appena poche ore prima bruciava tutti sul tempo nell'annunciare l'intesa e se ne intestava il merito sui social.

Era questo l'ultimo discorso pubblico del vecchio presidente, sconfitto ma orgoglioso del suo lavoro. Il 20 gennaio si insedia il successore, Donald Trump: un'altra visione, un'altra America, un altro mondo.

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