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Consiglio Sardegna – Seduta statutaria. Dibattito sulle comunicazioni della presidente della Regione Alessandra Todde in merito all’ordinanza di decadenza emessa dal Collegio elettorale di garanzia della Corte d’Appello.

Cagliari 3 Feb 2025 – La seduta statutaria è stata aperta questa mattina dal presidente del Consiglio regionale, Piero Comandini che, dopo le formalità di rito, ha dato la parola alla presidente della Regione, Alessandra Todde, per le comunicazioni della presidente della Regione ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento interno.

“Oggi sono qui, dinanzi alla massima Assemblea del popolo sardo, nella seduta statutaria del Consiglio, per riferire su una vicenda che vuole stravolgere, attraverso un procedimento amministrativo, l'essenza stessa del governo regionale, modificando il risultato elettorale e quindi il voto espresso dai cittadini sardi dopo meno di un anno dall'insediamento della Giunta della nostra maggioranza”. La presidente Todde ha poi proseguito spiegando che la scelta di riferire in Consiglio nel corso della seduta statutaria “non è certamente casuale, perché oggi dobbiamo affrontare argomenti che coinvolgono gli organi di governo della Regione”, dello Statuto e dall’autonomia speciale. E ha ricordato che la tutela del suo diritto soggettivo è stata affidata al ricorso davanti al giudice civile del Tribunale di Cagliari.

E sull’intervento di oggi in aula ha proseguito: “Abbiamo ritenuto necessario, se non imperativo, dover ricondurre l'intera vicenda al grado di serietà che merita”. Perché, se ancora a qualcuno non fosse chiaro, il provvedimento del Collegio regionale di garanzia elettorale su cui mi soffermerò in seguito, non riguarda me sola, ma l'intera forma di governo della Regione Sardegna, gli assessori, i consiglieri di maggioranza e di minoranza e, fatto ancora più grave, riguarda tutti i cittadini sardi sui loro inviolabile diritto, in quanto cittadini, di votare e di affidare al governo regionale, che hanno democraticamente e liberamente eletto, la guida della Sardegna fino al 2029”. Todde ha poi proseguito: “Questi aspetti non sono secondari, ma costituiscono il vero cuore della questione. Per essere analizzati, discussi, spiegati e perché no anche contestati è però necessario che tutti noi, io in primis, anteponiamo il corretto senso istituzionale alla frenesia mediatica”. La presidente ha spiegato che prima di riferire in aula era importante che venisse presentato il ricorso nelle sedi opportune.

Il Collegio di garanzia regionale della Regione Sardegna, nella quale venivano sollevati sette rilievi di irregolarità relativi alla rendicontazione delle spese elettorali sostenute durante la campagna elettorale”. Todde ha poi proseguito: “Nessuno di questi rilievi segnalava alcun utilizzo improprio di risorse, ma semplicemente degli errori di forma nella predisposizione e nella presentazione della rendicontazione. Nello stesso atto veniva richiesto di fornire spiegazioni sulle contestazioni descritte entro quindici giorni dalla notifica, pena alla decadenza, dalla carica di consigliere regionale eletto ai sensi della legge 515 del 93. Alcuni giorni successivi alla prima notifica, ovviamente, entro i termini indicati, ho depositato le memorie”, in cui veniva spiegato come in realtà i punti contestati si basavano su assunti non corretti, in altri casi travisavano dichiarazioni contenute nel rendiconto presentato, in quanto all'interno dello stesso sin dal primo atto si attestava che non avevo ricevuto alcun contributo né sostenuto personalmente alcuna spesa”. “I miei legali hanno ritenuto opportuno in quella sede chiarire definitivamente – ha continuato - con una presentazione del rendiconto sulla base del modello richiesto dal Collegio elettorale che non avessi sostenuto personalmente alcuna spesa inerente alla campagna elettorale nel periodo del rendiconto e che tali spese fossero state sostenute dal comitato elettorale appositamente costituito a gennaio 2024 dal mio partito, il Movimento 5 Stelle, per il sostegno della propria lista del candidato presidente. Chiarisco anche che il comitato elettorale, oltre a disporre dei fondi messi a disposizione dal Movimento 5 Stelle per la campagna elettorale, ha ricevuto contributi da parte degli altri partiti della coalizione, da privati cittadini, inoltre ha ricevuto micro donazioni con Paypal effettuate da parte di cittadini privati e da un'impresa agricola, 20 euro, per un totale di 910 euro. Tutta la documentazione delle spese effettuate e dei fondi ricevuti dal Comitato, incluso l'estratto conto del conto dedicato dal Comitato in Banca intesa con l'elenco dei beneficiari Paypal è stata allegata rendicontazione inviata dal Comitato alla Corte dei Conti, documentazione che anche se non dovuta è stata legata per trasparenza alla mia dichiarazione inviata alla Commissione elettorale” e da subito disponibile nel sito del Movimento 5 Stelle alla sezione Trasparenza. La presidente ha anche spiegato come non sia ammissibile la doppia rendicontazione delle spese sia da parte di un comitato elettorale rappresentante di un partito in Corte dei conti, sia da parte del candidato presidente di quel partito al Collegio elettorale, tanto più che la norma legislativa riporta chiaramente che un partito può e deve rendicontare, esso e non il candidato, anche le spese dello stesso partito fatte anche nell'interesse di un candidato dallo stesso partito sostenuto, cosa che è puntualmente avvenuta nel mio caso”.

La presidente ha poi proseguito: “Quindi nessuna spesa rendicontabile direttamente sostenuta, come peraltro avvenuto per decine di consiglieri, eletti e non eletti, i quali non hanno nominato un mandatario, non hanno avuto un conto corrente dedicato, hanno rendicontato con una dichiarazione analoga.

Nessuna spesa direttamente sostenuta, come già avvenuto in altre regioni, per presidenti di Regioni di altre appartenenze politiche, come Luca Zaia, che per la campagna elettorale del 2015 in Veneto ha dichiarato di non aver sostenuto spese e ricevuto alcun contributo, perché le spese sono state sostenute direttamente dal suo partito e il suo fascicolo è stato regolarmente archiviato e nessuna richiesta di decadenza è stata predisposta”. “Il 3 gennaio 2025 il Collegio regionale di garanzia elettorale invece mi notificava un'ordinanza di ingiunzione contenente rilievi sulla memoria da me presentata”, prevedendo dalle sanzioni amministrative di natura pecuniaria “e contestualmente, in assoluta assenza di adeguata motivazione disponendo in termini generici e non chiari, la richiesta al Presidente del Consiglio regionale di procedere, per quanto di sua competenza, all'ordine e al provvedimento per la mia decadenza, dalla carica di presidente della Regione Sardegna”. Todde ha continuato a riferire su quanto contestatole nell'ordinanza del 3 gennaio in cui “il Collegio elettorale affermava che avessi sostenuto spese per la campagna elettorale contestandomi una bolletta della luce del valore di 153 euro per il mio ufficio di rappresentanza parlamentare affittato da me a gennaio 2023 e poi adibito a sede elettorale per l'intera coalizione dal 15 dicembre 2023 al 24 febbraio 2024: tale bolletta e la risultanza dell'accesso fatto dal Collegio elettorale di garanzia al mio cassetto fiscale presso l'Agenzia delle entrate che, peraltro, non mi era stata contestata a novembre. L'affitto dell'ufficio di rappresentanza parlamentare del periodo da 15 dicembre 2023 al 24 febbraio 2024 è stato pagato e rendicontato dal comitato elettorale del Movimento 5 Stelle. Faccio notare che tale bolletta è riferita al bimestre di novembre-dicembre 2023 e quindi solo per pochi giorni sarebbe nel periodo di rendicontazione. Tale bolletta che non è stata mai contestata prima del 3 gennaio 2025 non andava, secondo i miei legali rendicontata, in quanto le spese per la sede elettorale devono essere rendicontate in modo forfettario e non all'interno dei singoli voci. Tutte le altre fatture – ha proseguito Todde - che il Collegio mi contesta nell'ordinanza del 3 gennaio, e non mi aveva contestato nella richiesta di chiarimenti del 19 novembre impedendomi di fatto il contradditorio, sono state regolarmente pagate e rendicontate alla Corte dei Conti dal comitato elettorale del Movimento 5 Stelle” e ha quindi affermato, per questo motivo, di non essere tenuta a farlo lei e ha aggiunto “eventualmente io potrei semplicemente notare un credito nei confronti del comitato elettorale. Se mi fosse stata data occasione di chiarire con una specifica contestazione non avrei avuto problemi a farlo, così come sto facendo oggi pubblicamente, ma non mi è stata adatta a questa opportunità”.

Per quanto riguarda la richiesta di decadenza ha sostenuto che è priva di motivazione e ha spiegato: “Le fattispecie di decadenza per ineleggibilità di un consigliere eletto, sopravvenute a sensi dell'articolo 15, commi 7, 8 e 9, oltre che essere chiaramente tassative, sono anche insussistenti nel mio caso per espressa pronuncia nel Collegio.

Non si può prescindere dal fatto che le fattispecie di decadenza per un consigliere eletto in materia di rendicontazione delle spese elettorali siano soltanto due. La prima concerne il superamento dei limiti di spesa elettorale che lo stesso Collegio di Garanzia ha dichiarato non possa essere applicato ai Presidenti di Regione e che, quindi, tale fattispecie non vi è stata neppure contestata pur essendo stata inizialmente prospettata dalla Presidente del Collegio. La seconda causa di decadenza si ha invece qualora l'interessato, a seguito di una diffida ad adempiere, come quella notificata dal Collegio in data 19 novembre, non presenti alcuna dichiarazione entro quei 10 giorni della stessa diffida, ma come ho già detto precedentemente, tale dichiarazione invece è stata presentata entro i termini corretti e questo non lo certifico certo io, ma lo stesso Collegio in quanto dichiara, nell'ordinanza di ingiunzione, che non mi viene contestata la mancata presentazione del reddito di conto, ma solo presunte plurime irregolarità. Pertanto il Collegio non motiva in alcun modo l'avvio della procedura di decadenza. Su questo punto lascio a voi e agli organi giurisdizionali competenti la conclusione”, ha detto.

La presidente ha quindi evidenziato che “sono completamente assenti i presupposti per avviare la procedura di decadenza, non essendosi concretizzati in alcun modo, e per stessa espressione del collegio, le fattispecie previste dalla normativa vigente”. Poi un passaggio sulla normativa vigente: “Quanto precedentemente detto si fonda sulla convinzione, secondo il Collegio, che la normativa sulla base della quale è stata avviata la procedura di decadenza sia applicabile al Presidente della Regione Sardegna. Il Collegio applica la legge 515 del 1993, così come integrata dalla legge regionale 1 del ‘94”. Ma secondo Todde c’è un aspetto che non è stato considerato: “Non solo tra la legge 515, così come recepita dalla legge regionale 1 del ’94, si riferisce a parlamentari, consiglieri eletti e quindi non si applica a presidenti di Regione eletti a seguito delle modifiche apportate alla legge costituzionale 2 del 2001, in virtù dei quali il presidente è eletto direttamente dal popolo e non frutto di accordi assembleali. Pertanto anche i parametri previsti dalla legge, riferiti a uno degli otto collegi circoscrizionali ad esempio, con riferimenti ai limiti di spesa, non sono perciò in alcun modo applicabili, con riferimento al collegio unico regionale in cui il presidente è candidato”. “Con la stessa legge costituzionale del 2001, - ha continuato Todde - lo Stato ha immesso alla competenza della Regione Sardegna la disciplina nei casi di incompatibilità e ineleggibilità. La Regione Sardegna e quest'Aula hanno approvato nel 2013 la legge statutaria numero 1, la quale recita che per quanto concerne le cause di incompatibilità e ineleggibilità si applica la normativa statale, abrogando quindi implicitamente la legge regionale 1 del 1994 e rimandando la disciplina interamente alla legge 515. La cui disciplina è pertanto incompatibile con le elezioni dirette del Presidente per la quale sussiste un vuoto.

Todde ha poi spiegato cosa dice la legge 515 del ’93 all'articolo 20: “Alle Regioni si applicano solo gli articoli dall'1 al 6 e non gli articoli successivi, di conseguenza le sanzioni di decadimento non dovrebbero trovare applicazione anche nel caso della Regione autonoma della Sardegna a seguito di sopraggiunta normativa regionale, di rango sovraordinato, che rinvia la legislazione nazionale”. Todde ha poi proseguito: “Dico questo non certo per cercare giustificazioni o eventuali assoluzioni di fronte a questo Consiglio. Credo semplicemente che sia mio dovere dare queste spiegazioni, anche di merito, all'Aula che rappresenta tutti i cittadini sardi”. E ha aggiunto che c’è dunque “un organo amministrativo che ha emanato un provvedimento dove, in assenza di alcuna motivazione giuridica senza che si siano verificate le condizioni di legge, ha chiesto a questo Consiglio l'avvio di una procedura di decadenza della Presidente della Regione”. “Come se non bastasse, il medesimo collegio sembrerebbe aver agito sulla base di una normativa che non si dovrebbe applicare, non solo in quanto espressamente esclusa dalla Legge Statutaria 1 del 2013, ma perché trattasi di disciplina riservata ai consiglieri eletti e non ai presidenti di Regione eletti in via diretta dal popolo e che quindi, come eletti, sono consiglieri di diritto”. Per Todde però “questo provvedimento un effetto aveva avuto: un attacco senza precedenti alla mia persona, al mio ruolo istituzionale, articoli di stampa locale e nazionale che mi dichiaravano decaduta, mettendo in discussione atti della mia Giunta e l’attività del Consiglio regionale, senza minimamente sottolineare che il provvedimento è definitivo a seguito di un pronunciamento di questo Consiglio, che non è un passacarte di un organo statale. In queste settimane abbiamo assistito poi alla sfilata di chi, per interesse politico, ha voluto iniziare la campagna elettorale, spacciando per atto definitivo un atto che definitivo non è, tanto che i giudici e il Consiglio si devono ancora pronunciare”, tra l’altro “incuranti dell'effetto sui cittadini sardi, al cui destino si dicono interessati, le cui priorità si sono dimenticate negli anni precedenti. Dobbiamo dire invece ai cittadini sardi che qui c'è in gioco la stabilità delle nostre istituzioni, qui c'è in gioco la nostra autonomia, qui c'è in gioco la Sardegna”.

Il presidente Comandini ha quindi dato la parola a un rappresentante per gruppo. Per Alessandro Sorgia (Misto): “Una legislatura nata male ancor prima di iniziare e condotta anche peggio in quasi un anno di attività. Un anno così drammatico non si era verificato e sarà ricordato come il peggiore di tutta la storia della nostra autonomia. Presidente, la leggerezza e la superficialità con cui ha affrontato i primi atti della sua avventura, come massima esponente della nostra Regione, non si erano mai visti prima”. Sorgia ha ricordato alla presidente che “in un sistema democratico la trasparenza è un elemento essenziale”. E ha aggiunto che “La legge 515 del ‘93, è stata concepita proprio per garantire che ogni candidato renda conto delle proprie spese elettorali, che siano sostenute in modo regolare e che nessuno possa sfruttare indebiti vantaggi economici o strutturali per alterare la competizione elettorale.

Sorgia ha ricordato che il Collegio ha rilevato irregolarità evidenti, “non sono sottigliezze né formalismi da burocrati, ma sono le basi su cui si fonda la fiducia dei cittadini nel processo elettorale”. Sorgia ha poi ripercorso i cambi di versione della Presidente, che hanno alimentato dubbi sul suo operato e sulle risorse utilizzate. Queste contraddizioni, per Sorgia, minano la fiducia dei cittadini. E ha affermato che la presidente avrebbe fatto bene a chiedere scusa ai cittadini: “Ha perso un’occasione importante”. Sorgia ha poi criticato il modo in cui la maggioranza ha attaccato l’operato del Collegio di garanzia, citano quanto detto dall’assessora Desirè Manca, dall’on. Ettore Licheri e dal presidente del M5S, Giuseppe Conte. Un atteggiamento, che ha definito gravissimo e pericoloso.

Luca Pizzuto (Sinistra Futura) ha affermato che l'atto del Collegio “è stato eccessivo, se non abnorme, anche perché come raccontato dalle parole della Presidente, ad altri presidenti sono state fatte osservazioni, ad altri presidenti sono stati fatti appunti sulle loro rendicontazioni e mai ci siamo trovati di fronte a un atto amministrativo che può condizionare una scelta democratica legittima fatta da un popolo”. Per Pizzuto ci sarà sicuramente un giudice in Sardegna e a Roma che difenderà la Sardegna e ha espresso piena fiducia nella magistratura e nella Repubblica. L’esponente della maggioranza, pur definendola “un’iperbole dell’assurdo” ha sottolineato che sembra che qualcuno voglia mettere fine a una delle legislatura più progressiste e abbattere questo Consiglio regionale. Pizzuto ha parlato anche di un atteggiamento di maschilismo nei confronti della presidente Todde. Il consigliere ha espresso preoccupazione per questa “strana iperbole dell’assurdo” “perché se l'assurdo dovesse diventare realtà noi ci ritroveremmo per la prima volta nella storia della Repubblica a vedere abbattuta un'autonomia democraticamente eletta per un vizio di forma amministrativa, cosa che non avrebbe precedenti e che sarebbe di una gravità veramente sproporzionata. Per cui, nella realtà, noi esprimiamo la massima vicinanza umana, politica, alla nostra Presidente che con competenza, con determinazione e con coraggio è venuta qui a rendere conto di quanto è successo” e dopo le aggressioni subite. “Insieme alla nostra Presidente noi non arretreremo di un solo passo” e ha aggiunto: “Se l'ultima parola sarà data a noi dopo che avremmo rispettosamente aspettato che un giudice a Roma o a Cagliari decida e prenda posizione, noi rivendicheremo, in quest'Aula, il diritto di decidere e di difendere l'autonomia, la Sardegna e la Repubblica”. Per Pizzuto, comunque, quanto accaduto “è stato fatto per destabilizzarci, per distrarre delle cose importanti che stiamo cercando di fare e finirà come una bolla di sapone. Ha creato, però, un danno d'immagine, certamente, non solo alla Presidente ma a tutta quest'Aula”. Pizzuto ha concluso esortando tutti a continuare a lavorare insieme in attesa che la magistratura si pronunci.

Sebastian Cocco (Uniti per la Todde) ha citato il giurista Piero Calamandrei “Quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”. Per Cocco il pensiero di Calamandrei vale come ammonimento per chiunque voglia strumentalizzare questa vicenda. “Lasciamo che la porta della magistratura resti chiusa in modo che la giustizia operi serenamente e non scappi dalla finestra”, avvisando che sarebbe facile per chiunque puntare il dito contro l'avversario. Cocco ha poi ricordato altre situazioni che si sono verificate nella scorsa legislatura, tra cui il “convivio di Sardara”, ma ha anche citato le vicende che hanno investito la ministra Santanchè e gli onorevoli Molinari e Romeo. Cocco ha anche citato l’ex presidente della Regione Christian Solinas “che ha lasciato un attimo il banco degli imputati” e ha aggiunto “per salire sul pulpito allestito in quel girone che tanti chiamavano dei fraudolenti, cioè degli ipocriti, e accusare la Presidente in carica di confusione amministrativa”. E ha aggiunto, riferendosi a Solinas, che “piuttosto che rispettare l'obbligo, etico prima che giuridico, di trasparenza e depositare il rendiconto nel 2019 del partito di cui era già Presidente, ha preferito vedersi comminare una sanzione di 60mila euro, magari dicono i maligni, per occultare, utilizzando le bende già frustrate in quattro mori, fonti di finanziamento che voleva rimanessero riservati”. Cocco ha evidenziato come la presidente Todde abbia dimostrato di avere una cultura fortemente radicata nei valori di una democrazia liberale, rispettosa dalle altre istituzioni, con una postura ineccepibile e la totale incondizionata fiducia nel percorso giurisdizionale.

“Non mi addentrerò nel merito della vicenda, l'ha fatto benissimo la Presidente” e il Collegio difensivo, “se ne occuperà il Tribunale con la serenità e l'imparzialità necessarie”. Cocco ha criticato le affermazioni di alcuni componenti dell’opposizione e ha detto che avrebbero dovuto prendere ad esempio per il suo contegno la posizione assunta dalla Presidente Giorgio Meloni sulla vicenda. “E allora lasciamo che dei veri o presunti imbarazzi si occupino le Istituzioni competenti e noi riappropriamoci dalla politica, per fare quello per cui siamo stati eletti, ciascuno dei ruoli che gli elettori hanno assegnato”. “Forza Presidente Todde, noi siamo con lei”, ha concluso.

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha ringraziato la presidente Todde per aver scelto di “parlamentarizzare” il dibattito. Parlando all’Assemblea – ha detto- si rende trasparente una discussione che nelle premesse sembra assurda. A essere messa in discussione è infatti l’integrità stessa della Regione. La notizia del ricorso impone di fare altre riflessioni. In merito a quei fatti la competenza non è più della politica, ma di un altro organo dello Stato a cui lasciamo la competenza. A noi riguarda solo il tema politico. In primo luogo qui nessuno può avere dubbi sul fatto che le risorse siano state utilizzate in maniera legittima. Non c’è dolo, non c’è condotta fraudolenta da parte della Presidente o di chi per lei.

Per Antonello Peru (Sardegna al Centro20venti) le dichiarazioni della Presidente Todde impongono all’aula una seria riflessione. Provo sconcerto e imbarazzo – ha detto Peru- perché sembra che quello che è accaduto sia colpa di “una manina occulta”. Le leggi sono uguali per tutti. E questo principio vale ancora di più per chi ricopre il ruolo di legislatore. Si può sbagliare per negligenza, per distrazione. Ma chi commette un errore non può difendersi attaccando. Peru ha aggiunto di non voler entrare nel merito della questione perché non spetta al Consiglio.

Pertanto se davvero la Presidente vuole essere credibile, riconosca che l’errore c’è stato e chieda scusa. Governare vuol dire assumersi le responsabilità senza cercare capri espiatori. Non dia le colpe agli altri, questi atteggiamenti minano la fiducia nelle istituzioni. Il governo è credibile quando si concentra sulle azioni e non sulle giustificazioni. La politica non può essere un continuo gioco di scaricabarile. Ci stiamo avvicinando al primo anno di questa legislatura e ancora manca un modello omogeneo di Sardegna. Invece di concentrarci sulla legge di bilancio lei ha voluto insistere sullo pseudo provvedimento sulla sanità. Dovete avere un atteggiamento più corretto e rispettoso verso la minoranza. La nostra proposta di legge sulle comunità energetiche è stata accantonata. Basta continuare a perdere tempo vogliamo azioni concrete.

Sandro Porcu (Orizzonte Comune) ha espresso la massima solidarietà personale e politica alla Presidente e alla giunta. Il nostro gruppo politico ha un grandissimo rispetto nel lavoro della magistratura. Siamo convinti che la Presidente riuscirà a far valere le sue ragioni. In questi giorni ho sentito dichiarazioni di partiti, dove ci sono plurindagati, che chiedono le dimissioni della presidente Todde. Basta con lo stucchevole rimbalzo di colpe e responsabilità. I cittadini sono stanchi. Vogliono risposte dalla Presidente Todde, dalla sua giunta, da questo Consiglio regionale. Il percorso che abbiamo intrapreso insieme alla Presidente deve proseguire senza indugi. Non c’è nessuna spada di Damocle che pende sulla sua testa. Insieme abbiamo già dimostrato di portare avanti il nostro programma politico e abbiamo iniziato a mettere mano alla sanità rimettendo al centro il cittadino, abbiamo approvato la legge Salva Sardegna che blocca la speculazione. E’ vero che questa legge è stata impugnata dal Governo. Del resto il Governo nazionale ha questo atteggiamento davanti alle azioni della Regione che rivendica le sue prerogative. A 10 mesi dal nostro insediamento dobbiamo continuare a lavorare. Sulla legge finanziaria dobbiamo lavorare in maniera serrata parallelamente Una vittima di Almasri denuncia il governo italiano per favoreggiamento: "Ci ha negato giustizia".

Francesco Mula (Alleanza Sardegna) ha esordito definendo il dibattito di oggi in aula “imbarazzante”. Non ho mai visto che in una seduta solenne si possa portare un argomento così delicato, In genere la seduta statutaria era convocata per discutere un tema alto da discutere tra maggioranza e opposizione. Oggi discutiamo invece degli errori della presidente Todde su cui i costituzionalisti hanno pareri diversi. Ritengo- come ho affermato anche nella Conferenza dei Capigruppo – che sia un errore parlare oggi in aula di un tema così divisivo. Ai colleghi della maggioranza non serve citare i casi di colpevoli all’interno dei vari partiti. Oggi è un momento triste.

La capogruppo di Avs, Maria Laura Orrù, ha espresso piena e convinta solidarietà umana e politica alla presidente della Regione che – a giudizio dell’esponente della maggioranza – nel corso del suo intervento di apertura dei lavori “ha chiarito i dettagli vicenda”. «La situazione coinvolge l’intero Consiglio regionale – ha affermato l’onorevole Orrù - e preoccupa tutte le forze politiche e soprattutto i cittadini e le cittadine sarde». «Ci troviamo di fronte alla necessità di attendere il pronunciamento dei giudici – ha spiegato - per chiarire gli aspetti giuridici e amministrativi ed è bizzarro discutere di questioni che ci allontanano dal nostro compito principale, che è quello di governare». La consigliera ha quindi sintetizzato i temi sui quali si giocano le sfide politiche del Campo Largo (energia, territorio, ambiente e sanità) invitando la coalizione e l’intera assemblea a “non perdere di vista i bisogni reali delle nostre comunità”. «Il Consiglio regionale – ha insistito la capogruppo AvS - deve mantenere dignità e autorevolezza per poter affrontare le criticità e le difficoltà che quotidianamente affrontano i sardi».

«Il tema di cui oggi discutiamo va oltre gli aspetti giuridici». Così il capogruppo dei Riformatori, Umberto Ticca, ha introdotto il suo intervento, spiegando che il caso della decadenza “riguarda la credibilità delle istituzioni, il rispetto delle regole e quindi il rapporto di fiducia con i cittadini”. «Chiediamoci – ha domandato polemicamente l’esponente della minoranza – che cosa sarebbe accaduto se al posto della presidente Todde ci fosse stato un altro presidente espressione del centrodestra».

Ticca ha ribadito come i Riformatori “non abbiano chiesto e non chiedano neppure oggi” le dimissioni della presidente Todde” ma è stata la precisazione: «Non si può fare finta di niente davanti a ciò che accade».

«Non si può derubricare a cavillo il rispetto delle semplici regole della campagna elettorale – ha concluso il consigliere – perché la trasparenza è legata al rispetto delle procedure da osservare e senza il rispetto delle regole si perde la credibilità».

Pieno sostegno, personale e del gruppo, alla presidente della Regione, è stato espresso dal capogruppo dei Cinque Stelle, Michele Ciusa che ha ringraziato la presidente per aver riferito in Aula “su fatti commentati dai più, superficialmente e strumentalmente”. «Non abbiamo paura di affrontare i giudizi – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – a attendiamo con fiducia che si concluda il percorso della sua istanza». Secondo l’onorevole Ciusa, il caso della decadenza, mina la credibilità della politica e delle istituzioni ma non mette in discussione quella della presidente Todde («ci sono state troppe esternazioni basate soltanto sulla lettura di un’ordinanza che ha spaccato anche il collegio di garanzia, a dimostrazione della complessità della questione che può essere semplificata solo per mera convenienza politica»).

Il capogruppo ha messo in dubbio che i tanti che hanno espresso valutazioni di vario ordine conoscano a fondo le carte e nel ribadire piena fiducia nell’operato della presidente ha così concluso il suo intervento: «Chi ha voluto minare l’operato della presidente, oggi, ha la prova che noi siamo in campo, per rilanciare la Sardegna, in nome della volontà popolare che ha scelto Alessandra Todde e la nostra coalizione per guidare la Regione».

Apprezzamento per la scelta di riferire all’Aula è stata espressa anche dal capogruppo di Forza Italia, Angelo Cocciu che ha ribadito l’identità “garantista” del partito degli azzurri e fiducia nell’operato della magistratura. L’esponente della minoranza – ha ribadito inoltre la pienezza del mandato a governare la Sardegna che gli elettori hanno assegnato alla Todde ma al contempo ha accusato il gruppo politico della presidente “di superficialità nell’affrontare la rendicontazione delle spese sostenute in campagna elettorale”.

«La situazione di incertezza e di difficoltà che oggi si manifesta – ha concluso il capogruppo - non è frutto di comportamenti o di responsabilità attribuibili alla minoranza e non c’è niente da ridere, perché è una vicenda tremendamente seria. A voi il compito di dimostrare maturità politica al quel popolo sardo che tanto vi ha voluto bene».

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd Roberto Deriu che, in premessa, ha ricordato che si discute di decadenza durante una seduta statutaria, obbligatoria per legge. «Facciamo questa riunione perché siamo un Parlamento e per questo dobbiamo porci temi tipici di un’assemblea legislativa – ha detto Deriu – la Costituzione italiana dice che tutti i cittadini possono accedere alle cariche pubbliche in condizioni di uguaglianza. Questo diritto è limitato solo dalla legge e solo se lede il diritti di altri. Queste sono le uniche cause di ineleggibilità e decadenza. Non si può dichiarare decaduto un eletto se non si è leso un diritto».

Deriu ha quindi sottolineato che i “Collegi di Garanzia non sono dei giudici e le loro decisioni non sono giudizi ma solo atti amministrativi come stabilito dalla Corte Costituzionale”. Il capogruppo del Pd ha poi ricordato che in base alle pronunce della Corte Costituzionale le eventuali procedure di decadenza sono in mano agli organi giurisdizionali dello Stato: «A questi giudici si è rivolta la nostra Presidente Todde a tutela di un diritto costituzionalmente riconosciuto a cui è collegato il diritto di tutti noi consiglieri legittimamente eletti».

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu ha subito chiarito la posizione della minoranza: «Noi non vogliamo sostituire nessuno, deve essere chiaro che noi rispettiamo il risultato elettorale». Truzzu, nel suo intervento, ha criticato la piega presa dal dibattito: «Oggi non ho sentito parlare di politica. Bisogna fare chiarezza altrimenti sembra che questa discussione sia nata per colpa nostra – ha detto il capogruppo di FdI – oggi discutiamo un fatto: il deposito di un rendiconto irregolare da parte della Presidente. Può essere che si sia commesso un errore, basterebbe riconoscerlo. Invece non abbiamo sentito nessuna scusa. Questo disorienta i cittadini. Le regole sulla trasparenza sono fondamentali nel sistema democratico». Una vicenda che, secondo Truzzu, ha provocato un danno d’immagine alla Sardegna: «Per giorni nei giornali nazionali non si è parlato d’altro. Questa vicenda, inoltre, ha fatto perdere autorevolezza alla Presidente. Qualè credibilità può avere chi non riesce a portare avanti procedure semplici? La legislatura è già finita. Oggi non è più lei, presidente Todde, a guidare la coalizione di maggioranza ma i partiti».

In sede di replica, la presidente Todde ha rivendicato l’azione svolta dalla Giunta in questi mesi in difesa degli interessi dei sardi su autonomia differenziata, bonifiche ambientali, progetti strategici fermi da tempo, lo sblocco dell’accordo di programma con il Comune di Cagliari per lo stadio, due variazioni di bilancio, la prima manovra finanziaria per circa 10 miliardi, il rilancio della programmazione territoriale e l’incremento del Fondo Unico. «Non solo, abbiamo difeso la Sardegna dalla speculazione energetica approvando la legge sulle aree idonee che stanzia 700 milioni di euro per le comunità energetiche – ha detto Todde – per non parlare della gestione dell’emergenza idrica, la rigenerazione urbana dei comuni, gli interventi sulle strade come l’inaugurazione della Sassari-Olbia, le misure per il miglioramento del sistema sanitario regionale, il diritto allo studio, i contratti dei dipendenti regionali e i tavoli per l’agricoltura. Questi sono i fatti che i sardi attendono»

Todde ha poi ribadito la sua posizione sul provvedimento di decadenza: «Ho assoluta fiducia nei giudici. Ci sono ministri rinviati a giudizio che attaccano la magistratura e ora chiedono le mie dimissioni per un rendiconto elettorale. Il Collegio di Garanzia non contesta spese non rendicontate. Fuori da quest’Aula non c’è stata misura su questa vicenda. Coloro che chiedono la mia decadenza sono gli stessi che in Parlamento agiscono in modo diametralmente opposto. Non permetto a nessuno di spargere fango su di me».

La presidente ha quindi condannato alcuni atteggiamenti della stampa: «C’è chi si è presentato alla porta di mia madre 86enne – ha detto Todde – c’è poi chi ha strumentalmente utilizzato alcune mie dichiarazioni in una nota trasmissione televisiva. Ho costruito al mia candidatura ben prima del periodo di rendicontazione delle spese elettorali, sono stata scelta grazie al lavoro svolto. La mia campagna elettorale è iniziata a novembre, chiunque pensi che la credibilità di una candidatura si costruisca in due mesi compie un errore. Questa è una vicenda che fa male a tutti, l’avvio di una procedura di decadenza è più grande di tutti noi. Si tratta di un’ingerenza che incide sull’espressione della volontà popolare. Farei lo stesso intervento se fossi seduta tra i banchi della minoranza».

Il presidente Comandini, dopo una breve conferenza dei Capigruppo ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. Com

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