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Mattarella: “L’invasione russa come il Terzo Reich. Isolazionismo Usa preludio alla Guerra Mondiale”. Il capo dello Stato all’Università di Marsiglia: “La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938.

Marsiglia, 6 Feb 2025 - “Accanto a una nuova articolazione multipolare dell'equilibrio mondiale si riaffaccia, con forza e in contraddizione con essa, il concetto di ‘sfere di influenza’, all'origine dei mali del XX secolo che la mia generazione ha combattuto”. Lo afferma Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, nel suo intervento all’Università di Marsiglia.

Per il capo dello Stato, si tratta di un “tema cui si affianca quello di figure di neo-feudatari del terzo millennio, novelli corsari cui attribuire patenti, che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche”.

La prima carica dello Stato, in un parallelismo tra la situazione precedente alla Seconda Guerra Mondiale e quella odierna, osserva: “La strategia dell'appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?”

Quindi aggiunge: “Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che inevitabilmente sarebbero venute a mancare”. Negli anni ‘30 “anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione – riecheggia sempre Mattarella -. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L'odierna aggressione russa all'Ucraina è di questa natura”.

Quindi l’inquilino del Colle ricorda: “Crisi economica, protezionismo, sfiducia tra gli attori mondiali e forzatura delle regole liberamente concordate diedero un colpo definitivo alla Società delle nazioni sorta dopo la Prima Guerra Mondiale, già compromessa dalla mancata adesione degli Stati Uniti che, con il presidente Wilson, ne erano stati fra gli ispiratori. Si trattò per gli Usa del cedimento alla tentazione dell'isolazionismo”.

Anche se per il presidente della Repubblica “il lavoro della Società non fu comunque vano se pensiamo che a essa dobbiamo per esempio il Trattato contro il commercio di schiavi e la schiavitù, e siamo nel 1926. Nel fragile contesto degli anni fra le due guerre mondiali, percorso da un cupo rialzarsi del nazionalismo, da allarmanti tendenze al riarmo, dal contrasto fra gli Stati secondo la logica delle sfere di influenza, furono circa 20 i casi di recesso dalla Società delle nazioni”.

Quindi con riferimento alle scelte dei tre Paesi dell’Asse: “La Germania, con Hitler cancelliere, si ritirò nel 1933. Lo stesso fece il Giappone. L'Italia uscì nel 1937. Questi ultimi due Paesi, con Francia, Impero britannico e la stessa Germania, erano membri permanenti del consiglio della Società delle nazioni. Fin dall'inizio purtroppo la Società delle Nazioni non seppe fare argine all'espansionismo, alle ripetute violazioni della sovranità territoriale, in Europa come in altri continenti”.

 “Oggi come allora si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle. Interessi di chi? Dei cittadini? Dei popoli del mondo? Non risulta che sia così”, incalza Mattarella, che poi ricorda: “Le conseguenze di queste scelte, la storia ci insegna, sono purtroppo già scritte. È il momento di agire ricordando le lezioni della storia”.

Il presidente della Repubblica prosegue nel suo parallelismo tra passato e presente: “La crisi economica del 1929 scosse le basi dell'economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi invece su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, contando sulle risorse di popoli asserviti d'oltremare”.

Quindi a proposito dell’affermarsi di fascismo, nazismo e franchismo, ma non solo: “Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali”.

Il riferimento del capo dello Stato alla storia del Novecento non è casuale: “Spesso gli squilibri che affiorano hanno radici remote negli strascichi lasciati dai conflitti del passato. Oppure corrispondono a pulsioni, ad ambizioni di attori che ritengono di poter giocare una partita in nuove e più favorevoli condizioni, con l'attenuarsi delle remore rappresentate dalle possibili reazioni della comunità internazionale”.

Tra le cause della deriva che porta ai conflitti, l’inquilino del Colle ricorda anche “l’emergere di una crescente disillusione verso i meccanismi di cooperazione nella gestione delle crisi. Quegli strumenti nati per poter affrontare spinte inconsulte dirette a riaprire situazioni già regolate in precedenza sul terreno diplomatico”.

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