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Finalmente gli americani vista la recessione alle porte marciano uniti in piazza contro il pregiudicato Trump. Nel frattempo il segretario al Tesoro Usa si stanca delle pazzie del suo capo e minaccia dimissioni.

Cagliari, 6 Apr 2025 - "Hands Off", Giù le mani: è lo slogan della più grande protesta anti-Trump e anti-Musk in Usa e nel mondo da quando The Donald è tornato alla Casa Bianca. Nei 50 Stati Usa e a Washington sono state organizzate oltre 1200 manifestazioni, mentre varie forme di contestazione sono andate in scena in vari Paesi stranieri, dal Canada al Messico, dalla Germania alla Francia, dalla Gran Bretagna al Portogallo e all'Italia, con iniziative tra l'altro a Londra, Parigi, Roma.

Il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, potrebbe dimettersi dopo l'annuncio dei dazi da parte di Donald Trump. Lo ha detto, durante un'apparizione al morning Joe di Msnbc, la collaboratrice Stephanie Ruhle, secondo cui Bessent "sta cercando una via di fuga per provare ad arrivare alla Fed, perché negli ultimi giorni si sta davvero danneggiando la sua credibilità e la sua storia sui mercati".  
"Le mie fonti dicono che Scott Bessent è un po’ l'uomo strano qui e, nella cerchia ristretta che ha Trump, il presidente non è nemmeno vicino a Scott Bessent o lo ascolta", ha detto Ruhle. "Alcuni mi hanno detto che sta cercando una via di fuga per provare ad arrivare alla Fed, perché negli ultimi giorni sta davvero danneggiando la sua credibilità e la sua storia sui mercati", ha aggiunto.   

Le proteste hanno toccato varie città americane, da New York a Boston, da San Francisco a Portland. Ma l'epicentro è stata Washington, dove migliaia di attivisti si sono radunati sul National Mall sotto Washington Monument, a due passi dalla Casa Bianca.

Due giorni dopo che Donald Trump ha annunciato i suoi dazi nel giardino delle rose della Casa Bianca, alcuni dirigenti Usa stanno segnalando che gli accordi con i governi stranieri "non sono la sua priorità", nonostante il presidente abbia parlato venerdì con il leader del Vietnam, To lam. Lo scrive il Financial Times. Ma i funzionari della Casa Bianca hanno messo in guardia sul fatto che la disponibilità del sei volte bancarottiere a "prendere in mano il telefono" con un leader straniero non dovrebbe essere confusa con negoziati seri che porterebbero all'abbassamento dei dazi. La Casa Bianca si è concentrata sull'implementazione delle tariffe, hanno aggiunto, suggerendo che Washington stabilirà un livello elevato per qualsiasi accordo finalizzato ad allentare le misure.

"Il presidente Trump – continua la nota - è sempre disposto a rispondere al telefono di un leader straniero e discutere di possibili accordi, ma non è una negoziazione finché non è una negoziazione", ha affermato un dirigente della Casa Bianca. Una persona a conoscenza del pensiero dell'amministrazione ha affermato che Trump ha capito che, per convincere le aziende a spostare le loro attività produttive negli Stati Uniti, i dazi devono essere permanenti. "Le aziende hanno bisogno della certezza che questo sia il nuovo ambiente politico", ha affermato la fonte. La stessa fonte ha dichiarato che gli Stati Uniti non stanno parlando con altri paesi per "concessioni specifiche". "La cosa a cui stiamo guardando sono i deficit commerciali", sottolineato gli interlocutori del Ft.

Una guerra commerciale "non è nell'interesse di nessuno", ma nulla dovrebbe essere "escluso". Lo hanno concordato, in un colloquio telefonico, il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron, secondo quanto riporta Downing Street.

Ted Cruz ha messo in guardia contro un potenziale "bagno di sangue" per il suo partito nelle elezioni di Midterm del 2026 se i dazi di Donald Trump mandassero l'economia Usa in recessione.

Infatti il senatore repubblicano del Texas ha anche previsto nel suo podcast un destino "terribile" per la più grande economia del mondo se scoppiasse una vera e propria guerra commerciale e i dazi di Trump, così come qualsiasi misura di ritorsione sui beni statunitensi, rimanessero in vigore a lungo termine. I commenti di Cruz, stretto alleato del presidente, sono l'avvertimento più duro di un parlamentare repubblicano dall'introduzione dei Dazi Usa.

La Cina ha ribadito l'impegno a continuare a proteggere i propri interessi nella controversia tariffaria con gli Stati Uniti. La Cina ha adottato e continuerà ad adottare misure decisive per proteggere la propria sovranità e sicurezza, ha affermato il ministero degli Esteri di Pechino, sottolineando che gli Stati Uniti dovrebbero smettere di usare i dazi come arma per reprimere l'economia e il commercio della Cina e compromettere il legittimo diritto allo sviluppo del popolo cinese. Trump ha annunciato dazi aggiuntivi del 34 percento sui prodotti cinesi. La Cina ha risposto venerdì con tariffe di ritorsione del 34 percento sui prodotti statunitensi e restrizioni all'esportazione di alcune terre rare.

La Lega continua a spingere per una trattativa bilaterale tra Italia e Usa sui dazi? "Io non faccio polemica, dico solo che trattare con gli Usa in materia commerciale è competenza esclusiva della commissione europea. Non tocca a noi trattare. Un conto è la trattativa sul piano di export, ma quella sui dazi la fa solo la commissione Ue. Queste sono le norme e i trattati, quando si parla si dovrebbero conoscere regole e diritto". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani (FI) interpellato a margine del consiglio nazionale.

"La quota di economia mondiale dell'Unione europea è del 22 per cento, quella degli Stati Uniti è del 25 per cento. Siamo su un piano di parità. Non vogliamo una guerra commerciale, ma possiamo al tempo stesso rispondere con fermezza". Lo spiega al Messaggero il presidente del Ppe, Manfred Weber, parlando della crisi provocata dai dazi di Trump.  

"Proprio come l'America impone dazi contro di noi, noi dobbiamo attivare contro-dazi equivalenti. È in linea con il diritto internazionale - prosegue -. Non si tratta di provocare una escalation. Dobbiamo rispondere con determinazione ma con cautela".

"È vero, l'Europa ha produzioni di eccellenza e abbiamo un surplus commerciale con gli Stati Uniti. Ma è anche vero che gli americani hanno un punto di forza nei servizi, specialmente in giganti digitali come Apple, Google e Facebook - evidenzia Weber-: fanno profitti stellari da cui l'Europa trae ben poco. Se Trump si concentra sui beni europei, noi dovremmo concentrarci sui servizi americani".

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