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Dazi, dopo il pesante tonfo di ieri stamane le borse asiatiche in rialzo. L'Europa e Wall Street verso il rimbalzo. Von der Leyen, lavoriamo per tutelare la nostra industria. La presidente a colloquio con i rappresentanti dell'acciaio

Cagliari, 8 Apr 2025 – "Ho parlato con i leader europei dell'industria siderurgica e metallurgica per conoscere il loro punto di vista sull'impatto dei dazi statunitensi. Questo ci aiuta a definire una risposta efficace da parte dell'Ue. Resteremo in stretto contatto per garantire che i loro interessi, i nostri interessi, siano adeguatamente tutelati". Lo fa sapere la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo i colloqui con i rappresentanti dell'acciaio e dell'alluminio.

La presidente avrà un secondo round di colloqui nel pomeriggio con l'automotive, mentre domani sarà il turno della farmaceutica. 

Il presidente Usa Donald Trump lascia la porta aperta a trattative sul tema dirompente dei dazi commerciali. Anche con l'Europa, forse più che con la Cina, su cui ha ribadito una linea dura, un nuovo ultimatum: se Pechino non rimuoverà le rappresaglie che ha annunciato con dazi al 34% sulle merci Usa, Washington alzerà i suoi dazi contro la Cina al 50%. Ma poi ha lanciato una una serie di dure accuse anche contro le pratiche commerciali e regolamentari dell'Unione europea.  Perché secondo il presidente Usa l'Ue non solo utilizza dazi contro le merci americane, ma impone anche barriere non monetarie, tramite leggi e regolamenti "impossibili" da rispettare. 

E manipola la sua valuta, tenendo l'euro artificiosamente basso.  Più in generale "ci sono tanti paesi che si stanno facendo avanti per negoziarecon noi, praticamente tutti i Paesi", ha riferito durante una conferenza stampa dalla Casa Bianca assieme al premier di Israele, Benjamin Netanyahu. "Penso che se possiamo fare un accordo buono per gli Stati Uniti, un accordo che finalmente sia America First" allora "stringeremo accordi", altrimenti si andrà avanti con i dazi.  Con la Ue in particolare "abbiamo un deficit di 350 miliardi di dollari e sparirà velocemente - ha affermato Trump -. Uno degli strumenti è che dovranno comprare la nostra energia, perché ne hanno bisogno. 

E negli Usa abbiamo più energia da vendere di qualunque altro Paese nel mondo". Secondo il numero uno della Casa Bianca "l'Unione europea è stata molto negativa per noi" sul commercio. "Non comprano le nostre auto, non comprano i nostri prodotti agricoli, non comprano praticamente niente e vendono milioni di auto. E noi non abbiamo una sola auto Usa che venga venduta in Europa. Non sarà più così, il commercio sarà equo e reciproco e al momento non lo è".  Peraltro la Ue contro gli Usa non usa "solo i dazi - ha sostenuto Trump - ma anche gli standard, come sui crash test (per le auto)". Li fanno in modo che siano "impossibili. Fanno regole e regolamenti che sono solo disegnati per impedirti di vendere in quei paesi. E noi non lo lasceremo fare". Nelle Ue ci sono "barriere monetarie e barriere non monetarie. E fanno barriere così dure che è impossibile essere ammessi - ha insistito -. I dazi sono una grande parte, ma c'è un'altra grande parte che sono le barriere" non monetarie.  

"E poi manipolano la valuta e la tengono bassa - ha detto ancora Trump -. Fanno calare le loro valute e poi diventa per noi molto difficile vendere un camion o i prodotti, perché la loro valuta è bassa e la nostra è molto più alta relativamente. E per noi diventa molto difficile". Ora con i dazi sulle importazioni negli Usa e le trattative in corso con vari Paesi, tra cui quelli della Ue "abbiamo un'opportunità per resettare il tavolo sul commercio", ha detto ancora il presidente Usa.

I mercati azionari asiatici sono saliti e scesi, dopo il crollo innescato dai dazi del presidente statunitense Donald Trump sulle esportazioni provenienti da quasi tutto il mondo. Le oscillazioni delle borse asiatiche riflettono il clima di minaccia di una guerra commerciale tra le due maggiori economie del mondo, dopo che la Cina ha annunciato ritorsioni contro gli Stati Uniti e Trump ha minacciato di imporre dazi aggiuntivi del 50% sul gigante asiatico. L'indice Nikkei della Borsa di Tokyo è salito di oltre il 6 per cento, mentre Hong Kong ha guadagnato oltre il 2 per cento, non abbastanza per compensare il calo del 13 per cento registrato lunedi'. Anche le borse di Shanghai, Sydney, Seoul, Wellington e Manila sono salite. Al contrario, la borsa di Taipei è scesa di oltre il 4 per cento, dopo una perdita di oltre il 9 per cento, con ulteriori cali a Singapore, dove il crollo è di oltre l'8%. Analogamente, la borsa di Giacarta ha dovuto sospendere le contrattazioni dopo un calo di oltre il 9% all'apertura, mentre il Vietnam, uno dei Paesi più colpiti dai dazi di Trump, ha perso il 5%. Anche il mercato azionario della Thailandia ha perso più del 4% all'apertura di oggi.

Le Borse europee si avviano verso il rimbalzo dopo i tonfi delle sedute precedenti. I future dei principali listini del Vecchio continente e quelli di Wall Street sono positivi, in scia con l'andamento dei mercati asiatici.   Gli investitori intravedono spiragli di una tregua sul fronte dei dazi dopo che Donald Trump ha minacciato tariffe aggiuntive del 50%, pur facendo balenare la prospettiva di negoziati con gli altri Paesi. È troppo presto per dire che "abbiamo girato pagina, in particolare con Trump che continua a ventilare l'idea di ulteriori tariffe sulla Cina", afferma a Bloomberg Tim Waterer, capo analista di mercato di Kcm Trade. "Ci sono -aggiunge - ancora molte cose da valutare e una recessione rimane una delle possibilità. Questo mentre gli Stati Uniti continuano a giocare duro con i dazi".

Elon Musk ha cercato di convincere personalmente il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a ritirare l'ondata di dazi doganali che stanno sconvolgendo i mercati finanziari. La notizia è stata data dal Washington Post fonti ben informate.

Musk ha reso esplicita sulle reti sociali la sua opposizione alla politica dei dazi. I suoi tentativi di influenzare personalmente le scelte di Trump sono però falliti, riporta il Washington Post.

Il governatore di Hong Kong, John Lee, ha definito "sconsiderati" i dazi americani, una minaccia all'ordine del commercio internazionale, all'indomani del tracollo del 13,22% del la Borsa dell'ex colonia britannica, il peggiore tonfo dalla crisi delle tigri asiatiche del 1997.

"L'imposizione sconsiderata di dazi colpisce molti Paesi e regioni in tutto il mondo, con enormi aumenti delle aliquote fiscali su una vasta gamma di beni", ha commentato Lee, nel suo briefing settimanale. 

Sono misure che "sconvolgono l'ordine economico e commerciale mondiale, portando grandi rischi e incertezze al mondo", ha aggiunto il governatore, per il quale il "comportamento spietato degli Stati Uniti danneggia il commercio globale e multilaterale". Lee ha tracciato sette misure chiave per fronteggiare la nuova situazione di incertezza creatasi, tra cui l'accelerazione dell'integrazione di Hong Kong nelle strategie di sviluppo complessive della Cina e il rafforzamento dell'impegno globale con l'espansione della rete economica e commerciale dell'ex colonia stipulando più accordi di libero scambio con altri Paesi ed economie.

Inoltre, il governatore ha citato l'avanzamento della trasformazione industriale, il miglioramento di innovazione etecnologia, la promozione della cooperazione finanziaria internazionale con Hong Kong quale hub finanziario globale, la diversificazione del rischio regionale e la continuazione del supporto alle aziende. Pechino invita Washington a impegnarsi con il dialogo per risolvere le varie questioni pendenti bilaterali sul commercio. "La Cina sollecita gli Stati Uniti a cancellare tutti i dazi unilaterali contro la Cina, a fermare la soppressione economica e commerciale contro la Cina e a risolvere in modo adeguato le differenze con la Cina attraverso il dialogo con rispetto reciproco e su un piano di parità", ha affermato un portavoce del ministero del commercio in una nota. Il presidente americano Donald Trump ha detto ieri che imporrà ulteriori tariffe del 50% se pechino non ritirerà i suoi dazi del 34% di ritorsione contro gli usa.

Pechino risponde all'ultima minaccia di Donald Trump di imporre tariffe aggiuntive del 50% sui prodotti cinesi importati Negli Usa, se la Cina non cancellerà i dazi del 34% varati in risposta a quelli annunciati da Washington la scorsa settimana. "Abbiamo sottolineato più di una volta che fare pressioni o minacciare la Cina non è il modo giusto per Interagire con noi", ha affermato un portavoce dell'ambasciata cinese a Washington, in una dichiarazione via e-mail della quale dà conto il Wall Street Journal. "La Cina salvaguarderà fermamente i suoi legittimi diritti e Interessi", ha aggiunto il portavoce, ribadendo che per Pechino le misure decise dal presidente Usa sono una forma di "unilateralismo, protezionismo e bullismo Economico".

Contro dazi europei. Il whisky è fuori dalla lista dei contro-dazi previsti dall'Unione Europea. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi al Vinitaly. "Desidero ringraziare anche a nome di Unione italiana vini il ministro per aver accolto e portato a termine con successo un'istanza di fondamentale importanza per il nostro settore", ha sottolineato Frescobaldi.

"Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti. In effetti, abbiamo offerto tariffe zero per zero per i beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali, perché l'Europa è sempre pronta per un buon affare". Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante un punto stampa con il premier norvegese Jonas Gahr Store.

"La Cina gestirà le questioni rilevanti nel rispetto delle proprie leggi e normative" ed "esorta gli Stati Uniti a garantire un contesto economico aperto, equo, giusto e non discriminatorio per le aziende cinesi che operano negli Stati Uniti", ha detto il portavoce della diplomazia cinese, Lin Jian, in dichiarazioni rilanciate dal Global Times.        

Nei giorni scorsi Trump ha deciso per la proroga di altri 75 giorni del termine ultimo imposto a ByteDance, colosso cinese proprietario di TikTok, per la cessione delle attività negli Stati Uniti in modo da evitare che negli Usa la piattaforma sia messa al bando sulla base di una legge votata lo scorso anno in nome della sicurezza nazionale. Poi ieri Trump ha sostenuto che "più o meno avevamo un accordo, non un'intesa, ma ci eravamo abbastanza vicini e poi la Cina ha cambiato l'accordo per via dei dazi". E ha incalzato: "Se avessi dato una piccola sforbiciata ai dazi avrebbero approvato l'accordo in 15 minuti, questo dimostra il potere delle tariffe. O no?".        

Ma lo stesso presidente Usa nei giorni scorsi si era detto disposto a fare concessioni sui dazi popolare in cambio di un accordo su TikTok. "La Cina dovrà avere un ruolo (nella vendita delle attività della piattaforma), forse dovrà approvarla e se lo farà, forse concederò loro una piccola riduzione dei dazi doganali'', aveva detto dallo Studio Ovale. E da Pechino, nel mezzo della guerra di dazi e contro dazi, gli avevano subito risposto ripetendo come il Dragone sia da sempre "contrario a tariffe aggiuntive".

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