Cagliari, 16 Apr 2025 - Nell’Isola quasi 2mila imprese, e 5mila addetti, garantiscono qualità ai dolci tipici di Pasqua ma hanno difficoltà a trovare un terzo dei lavoratori. Infatti, anche sulle attività dolciarie sarde del settore dolciario, che include pasticceria fresca, gelati, biscotti, cacao, cioccolato, confetteria, si ripercuote la crisi del personale qualificato; per questo, su 1.250 nuove assunzioni previste tra pasticcieri, gelatai, conservieri, panettieri e pastai, per il 2025, ben 430 risultano introvabili, il 34,4%.
Nonostante questo, i dolci e la pasticceria della tradizione pasquale, anche in Sardegna, reggono all’incertezza dei consumi interni, alle crisi internazionali e all’aumento delle materie prime, confermandosi protagonisti indiscussi degli acquisti d’eccellenza delle festività, trainati dalla ricchezza della culturale alimentare e dalla straordinaria biodiversità del patrimonio gastronomico sardo. Sia la produzione che la vendita di uova di cioccolata e colombe glassate, ma anche di Casadinas, Ricottine, Tiricche o tiliccas e Pardulas e Pastissus, senza contare tutto il resto dell’enorme varietà delle altre leccornie sarde, mostrano segnali di resilienza con i prezzi della pasticceria fresca che mantengono un’evoluzione moderata.
Secondo il rapporto “Pasticcerie e settore dolciario: imprese totali e artigiane in Sardegna”, realizzato dall’Ufficio Stampa di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati UnionCamere-Infocamere, nell’Isola sono 1.842 le imprese dolciarie, di cui ben 1.326 artigiane, il 72,8%, che danno lavoro a oltre 5mila addetti oltre a tutto l’indotto. Oltre a queste altre 500 circa si occupano di produzioni o servizi legati alla Pasqua come per esempio i fioristi, gli organizzatori di eventi, i produttori di scatole e confezioni ma anche i distributori di alimenti e bevande a domicilio e gli chef.
Anche i consumi della tradizione pasquale sono caratterizzati dalla biodiversità della produzione agroalimentare sarda ad elevata vocazione artigianale. La ricchezza delle varie culture presenti nella nostra regione si declina in ben 270 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, L’analisi per tipologia di prodotti, evidenzia la maggiore diffusione di paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria con 98 prodotti, pari al 36,3% del totale, seguiti da 68 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati, pari al 25,2% del totale: queste due tipologie di prodotti concentrano ben il 61,5% del totale.
Del settore dolciario fanno parte 1.240 attività di cui 921 artigiane (il 74,3%) mentre le realtà pasticcere sono 602, di cui 405 artigiane (67,3%). Il settore dolciario e della pasticceria artigiana rappresenta il 3,9% di tutto il settore artigiano sardo.
Tra le province, in quella di Cagliari sono attive 690 imprese di cui 484 artigiane, il 70,1%, in quella di Nuoro-Ogliastra ci sono 464 attività di cui 355 artigiane, il 76,5%, a Oristano 163 di cui 110 artigiane, il 67,5%, in quella di Sassari-Gallura 525 di cui 377 artigiane, il 71,8%.
La forte identità artigiana sarda del settore continua a rappresentare un valore distintivo, capace di garantire standard elevati e una varietà unica di proposte. Tuttavia, come detto, il comparto è penalizzato dalla persistente difficoltà nel reperire manodopera qualificata: più di un terzo delle nuove figure professionali richieste risulta infatti di difficile reperibilità.
“Sempre più attività continuano a trovarsi in difficoltà per la mancanza di personale specializzato, soprattutto nei periodi di picco de consumi – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – il pericolo, per gli artigiani, è che di fronte a questa scarsità di manodopera si inizi a ricorrere a soluzioni come i semilavorati o, peggio, ai prodotti surgelati già pronti, pur di assicurare la continuità produttiva. È una “scorciatoia”, ovvero un grave rischio che i professionisti dell’artigianato dolciario stanno cercando con determinazione di evitare”.
Nonostante si stia puntando sui giovani e sulla formazione, sebbene siano stati compiuti importanti progressi sul piano del welfare, tanti apprendisti, scoraggiati da ritmi e orari di lavoro spesso poco compatibili con le loro aspettative di equilibrio tra vita privata e professionale, rinunciano a un percorso lavorativo certo. “Il comparto dolciario artigianale sardo – prosegue Meloni - garantisce migliaia di posti di lavoro, contribuisce in modo rilevante all’economia locale e genera valore per il territorio. L’artigiano, quindi, rappresenta un elemento distintivo sul mercato grazie alla qualità che sa creare. È quindi essenziale preservare quel legame di fiducia che unisce da sempre artigiano e consumatore, un rapporto costruito su valori comuni e fiducia reciproca”.
Per Confartigianato Sardegna, chi sceglie un prodotto artigianale porta a tavola una storia, quella dell’impresa e delle persone che ci lavorano.
L’analisi nazionale - Il contesto in cui operano le imprese del settore dolciario e della pasticceria è caratterizzato nel quarto trimestre del 2024 da una crescita congiunturale (+0,5% rispetto al trimestre precedente) dei consumi di beni non durevoli, anche se in rallentamento rispetto al +1,0% del trimestre precedente. Nel primo bimestre del 2025 il valore delle vendite al dettaglio di beni alimentari sale dell’1,0% su base annua.
Nella produzione dei dolci di pasticceria si registrano tensioni sui prezzi delle materie prime, in particolare per burro e cacao.
Le quotazioni delle materie prime sui mercati internazionali registrano forti turbolenze per il prezzo del cacao che nei primi tre mesi del 2025, valutato in dollari USA, sale del 68,3% su base annua, oltre che per quelli del caffè (+88,5%) e dell’olio di palma (+74,0%). I rialzi sui mercati internazionali si ribaltano sui prezzi alla produzione: a febbraio 2024 si segnala una crescita più marcata per lavorazione di tè e caffè (+15,4% su base annua), produzione di cacao, cioccolato e dolciumi (+13,7%), lavorazione e conservazione di carne di pollame (+13,3%) e produzione di formaggi (+6,9%).
Sul fronte dei prezzi al consumo, a febbraio 2025 si registrano rincari significativi per le materie prime dei dolci di Pasqua, in particolare per il burro (+19,2%), caffè (+18,3%), cacao e cioccolato in polvere (+15,4%) e il cioccolato (+9,7%). Inoltre, presentano un accentuato dinamismo i prezzi di frutti a bacca (+7,0%), pesche e nettarine (+6,7%) e altri agrumi (+6,3%). In particolare, nella preparazione dei prodotti da forno pesa il rincaro del costo dell’energia: a seguito della fiammata dei prezzi all’ingrosso tra fine 2024 e inizio 2025, a marzo 2025 i prezzi retail di energia elettrica e gas salgono del 10,4% rispetto ad un anno prima.
Le pressioni sui costi hanno ricadute sui prezzi al consumo, seppur con intensità più contenute. A febbraio 2025 i prezzi degli altri prodotti di pasticceria fresca registrano una crescita del 3,0% in aumento rispetto al +2,5% di gennaio, anche se leggermente più attenuato del +3,3% registrato un anno prima e del +6,5% di due anni prima. Naturalmente, per i prodotti che concentrano l’utilizzo di materie prime con costi in forte crescita – come le uova di cioccolato – i prezzi al consumo presentano una dinamica più marcata.
Anche i consumi della tradizione pasquale sono caratterizzati dalla biodiversità della produzione agroalimentare italiana ad elevata vocazione artigianale. La ricchezza delle varie culture presenti nel nostro Paese si declina in ben 5.640 prodotti agroalimentari tradizionali, caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, monitorati dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
L’analisi per tipologia di prodotti, evidenzia la maggiore diffusione di paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria con 1.670 prodotti, pari al 29,6% del totale, seguiti da 1.614 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati, pari al 28,6% del totale: queste due tipologie di prodotti concentrano ben il 58,2% del totale.
In chiave territoriale, la ripartizione con il maggiore numero di prodotti agroalimentari tradizionali è il Mezzogiorno con 2.329 prodotti pari al 41,3%, seguito da Nord-Est con 1.194 prodotti pari al 21,2%, Centro con 1.165 prodotti pari al 20,7% e Nord-Ovest con 952 prodotti pari al 16,9%. Tra le regioni italiane primeggia la Campania con 601 prodotti (10,7% del totale), seguita da Lazio con 472 prodotti (8,4%), Toscana con 467 prodotti (8,3%), Veneto, prima regione del Nord-Est, con 403 prodotti (7,1%), Emilia-Romagna con 402 prodotti (7,1%), Puglia con 365 prodotti (6,5%), Piemonte, prima regione del Nord-Ovest, con 343 prodotti (6,1%), Liguria con 302 prodotti (5,4%), Sicilia con 289 prodotti (5,1%) e Calabria e Sardegna, entrambe con 270 prodotti (4,8% ognuna). Com
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